La magia silenziosa della “Mammana” di Antonella Ossorio

Recensire un’opera di tale bellezza è un compito arduo, quasi un’ingiustizia. Svelare anche un solo dettaglio rischia di privare il lettore della gioia della scoperta, lasciandolo a digiuno mentre il recensore ne ha goduto a sazietà. Divulgare parte della trama sembra quasi un’offesa, un tradimento dell’esperienza unica che il libro promette. La vera bellezza, infatti, non si suggerisce, si assapora, si respira, penetrando a fondo nell’anima, anche dove la sua luce fatica ad arrivare. Suggerire troppo, invece, rischia di offuscare la luminosità della narrazione nella sua completezza. Nel romanzo “La mammana” di Antonella Ossorio, il lettore viene travolto da una storia avvincente. Al centro, Lucina, la levatrice, custode di un segreto intimo, consapevole di un destino ineluttabile, percepito profondamente, quasi respirato. Accettare questa verità, però, richiede coraggio e forza d’animo, la capacità di celare un peso per il bene comune. In una notte burrascosa, sotto un cielo cupo illuminato da una stella fulgida, Lucina fa nascere una bambina dalla pelle candida. Una “capa janaca”, una strega, agli occhi dei genitori, rei di un atto contro natura. Sarà la mammana a ristabilire l’equilibrio, anche interiore, pur portando con sé il peso del suo segreto. La prosa è fortemente evocativa: limpida, ricca, coinvolgente, appassionata. Lo stile narrativo è magnetico, ipnotico, capace di incantare il lettore con una trama ricca di sorprese, priva di banalità. La delicatezza infinita del racconto, affidato alle mani esperte della mammana, tratta un tema fragile ma cruciale con maestria ineguagliabile. Un’opera impeccabile, di rara bellezza.