Il Dolce Amaro dell’Essere Due | Recensione

Simili nell’aspetto, distinti nell’anima: così sono i gemelli, un’estensione reciproca, un’unità duplicata che nega l’unicità individuale. Lo specchio riflette un’esistenza condivisa, gesti identici ma sguardi divergenti, emozioni condivise ma affrontate in modi diversi. Un’esperienza istantanea, inspiegabile, una connessione viscerale, un campanello d’allarme che risuona in entrambi contemporaneamente. Una simbiosi costante, una dipendenza reciproca: separarsi significa incompletezza, sofferenza, smarrimento. La memoria è un punto di partenza infinito, i ricordi colmano il tempo e il vuoto, anche per la parte di sé che non c’è più. Un carico doppio, una responsabilità condivisa. È così che si trova un po’ di “zucchero”. In “Zucchero” di Piera Ventre, entriamo nella vita di una famiglia incompleta, una madre e due figlie gemelle. Abbandonate dal marito, la donna si trasferisce in campagna, vicino a uno zuccherificio. L’aria, impregnata del dolce e stucchevole odore di zucchero, presto diventa insopportabile per le gemelle, Lora ed Enni. Le giovani sorelle osservano il mondo con l’ingenuità e lo stupore tipici della loro età, fino a quando un evento sconvolgente altera il corso della loro esistenza. Il romanzo, breve ma intenso, possiede un forte impatto emotivo. La scrittura elegante e potente evidenzia il legame indissolubile, unico e complesso, tra le gemelle, e la loro esperienza di vita individuale.