UFFICIALE – Torna il REGNO DELLE 2 SICILIE | Campania e Sicilia si riuniscono, a metà strada c’è il nuovo trono

Vulcano - pexels - emmepress
Non sempre per incontrare Campania e Sicilia bisogna arrampicarsi sulle pendici dell’Etna o ammirare da lontano la sagoma del Vesuvio.
A volte, le montagne di fuoco si nascondono sotto il mare, silenziose e invisibili, ma non per questo meno affascinanti. È quello che accade nel Tirreno meridionale, dove qualche anno fa un gruppo di studiosi ha rivelato l’esistenza di una vera e propria catena di vulcani sottomarini: la Catena del Palinuro.
Si tratta di un complesso che si estende per circa novanta chilometri, un mosaico sommerso di quindici vulcani, di cui ben sette erano del tutto sconosciuti fino al momento della scoperta. Il nome deriva dal vicino monte sottomarino Palinuro, che già da tempo incuriosiva i ricercatori.
A sorprendere non è solo la quantità, ma anche la varietà di queste strutture, che ricordano gli stratovulcani classici: conici, con crateri centrali e secondari, capaci di emergere dal fondale di oltre tremila metri fino a sfiorare la superficie del mare, arrivando in alcuni casi a soli ottanta metri sotto il livello dell’acqua.
Chi immagina questi vulcani come antichi giganti addormentati non sbaglia del tutto, ma nemmeno ha ragione completa. È vero: le ultime grandi eruzioni risalgono a centinaia di migliaia di anni fa. Eppure i segnali che arrivano dal fondale raccontano un’altra storia. Anomalie termiche, emissioni di gas, attività idrotermale: indizi chiari che sotto la crosta qualcosa si muove ancora, lento e silenzioso.
Svelato il mistero
Il cuore del mistero sta in una struttura geologica particolare: la cosiddetta Palinuro STEP, un’enorme faglia che funge da corridoio per la risalita del magma. È qui che le placche africana ed europea si incontrano e si scontrano, dando vita a un laboratorio naturale unico per comprendere i meccanismi che animano il nostro Mediterraneo.
Ma cosa significa, in termini concreti, avere una catena di vulcani nascosti proprio tra la Sicilia, la Calabria e la Campania? Per gli studiosi è un’occasione straordinaria: monitorare queste strutture permette di raccogliere dati sulla sismicità, sulle dinamiche di subduzione e persino sugli ecosistemi marini che prosperano attorno alle sorgenti idrotermali. Per i cittadini, invece, è uno spunto di riflessione: il territorio italiano, già noto per la sua vivacità geologica, nasconde ancora sorprese che meritano attenzione e rispetto.
No panic!
Non bisogna però cadere nell’allarmismo. Non c’è alcuna evidenza che la Catena del Palinuro possa rappresentare un pericolo immediato. Nessuna eruzione in vista, nessun rischio concreto per le coste vicine. La vera importanza sta altrove: nella consapevolezza che il mare che bagna le nostre regioni custodisce segreti millenari, pronti a raccontarci come è nata e come continua a evolversi la Terra.
La scoperta, avvenuta ormai diversi anni fa, resta dunque attualissima. È un invito a guardare sotto la superficie, letteralmente, e a considerare il Mediterraneo non solo come culla di civiltà, ma anche come teatro di fenomeni naturali straordinari. I vulcani di Palinuro non li vedremo mai svettare all’orizzonte, ma la loro presenza silenziosa ci ricorda che sotto le onde il pianeta non smette mai di respirare.