Bastano 900€ e sei libero | Ora per andare prima in PENSIONE devi pagare questa RATA, solo così vai via quando vuoi

Laurea

Laurea - pexels - emmepress

Negli ultimi giorni ha attirato molta attenzione la notizia secondo cui si potrebbe andare in pensione a 60 anni pagando soltanto 900 euro all’anno per riscattare gli studi universitari.

Un titolo che colpisce subito, perché lascia pensare a una scorciatoia semplice e a basso costo per lasciare prima il lavoro. Ma, come spesso accade, dietro uno slogan accattivante si nasconde una realtà più articolata.

L’idea parte da una proposta avanzata dal sindacato Anief e inserita nel cosiddetto disegno di legge Bucalo, rivolto in particolare al mondo della scuola: insegnanti, personale ATA, dirigenti. Il cuore della proposta è quello di rendere il riscatto degli anni universitari molto più accessibile, fissando un prezzo di circa 900 euro per ogni anno di corso, fino a un massimo di cinque anni. Significa che chi ha frequentato l’università potrebbe trasformare quel periodo in contribuzione utile per la pensione, anticipando di fatto l’uscita dal lavoro di diversi anni.

Per chi conosce il costo del riscatto ordinario, che può arrivare a cifre proibitive, l’idea appare subito allettante. Con un investimento contenuto si potrebbero recuperare fino a cinque anni di contributi, accedendo alla pensione già tra i 60 e i 62 anni, a seconda della posizione individuale. Per molti lavoratori, soprattutto in settori faticosi come la scuola, la prospettiva di uscire prima potrebbe sembrare davvero un’occasione.

Naturalmente, la convenienza non è la stessa per tutti. Dipende dall’età, dal numero di contributi già versati, dal momento in cui si pensa di andare in pensione. Per alcuni il riscatto potrebbe rappresentare la possibilità concreta di colmare un vuoto contributivo e ottenere un anticipo significativo. Per altri, magari già vicini ai requisiti richiesti, l’effetto sarebbe meno evidente. Inoltre bisogna considerare che riscattare anni di studio non significa solo anticipare la pensione, ma anche influire sul calcolo dell’assegno futuro.

L’incentivo non è valido per tutti

La proposta porta con sé anche riflessioni più ampie. Da un lato, potrebbe favorire il ricambio generazionale, permettendo ai lavoratori più anziani di lasciare spazio a figure giovani, in particolare nel settore scolastico, dove l’età media è molto alta. Dall’altro lato, però, resta il problema della sostenibilità economica: se il riscatto diventa troppo conveniente, lo Stato deve comunque farsi carico del peso che ne deriva sul sistema previdenziale.

Un punto importante da chiarire è che non si tratta di una garanzia universale per andare in pensione a 60 anni. Non esiste una “scorciatoia” valida per tutti. Si parla di uno strumento che renderebbe più semplice accumulare i contributi necessari, ma i requisiti anagrafici e contributivi resterebbero comunque quelli previsti dalle regole generali.

INPS
INPS – pexels – emmepress

Una proposta equa per il riscatto degli studi universitari per la pensione

In sostanza, l’idea dei 900 euro per anno di università non è una bacchetta magica, ma una proposta che mira a rendere più equo l’accesso al riscatto, abbattendo costi oggi insostenibili per la maggior parte delle famiglie. Per alcuni potrebbe rivelarsi una scelta vincente, per altri meno. Tutto dipende dalle condizioni personali e da come verrà scritta la legge, se mai sarà approvata.

Al momento resta soprattutto una suggestione, un tema che riapre un dibattito che in Italia torna ciclicamente: come permettere alle persone di andare in pensione in tempi ragionevoli senza mettere in crisi i conti pubblici. Una sfida che, come sempre, richiederà compromessi tra diritti individuali e sostenibilità collettiva.