ULTIMATUM – Buttatelo subito, questo è cibo NUCLEARE | Allerta alimentare nei supermercati, guai a mangiare sta roba

Gamberi

Gamberi - pexels - emmepress

Sarebbero stati scoperti “gamberi radioattivi” in diversi lotti di prodotti surgelati, con centinaia di richiami in varie catene di supermercati.

Una storia che, seppur degna di un film di fantascienza, affonda le radici in una realtà ben più concreta: la sicurezza alimentare globale e i rischi legati all’importazione di prodotti da paesi lontani.

Tutto è iniziato quando le autorità doganali statunitensi hanno individuato tracce di cesio-137, un isotopo radioattivo, in alcune partite di gamberi surgelati provenienti dall’Indonesia. Si parla di oltre 70 tonnellate di prodotti ritirati dal mercato, distribuiti in una quarantina di Stati americani. Marchi noti e grandi catene della distribuzione — come Walmart e Kroger — hanno dovuto intervenire con richiami immediati per garantire la sicurezza dei consumatori.

Le analisi hanno mostrato livelli di radioattività bassi, ma comunque anomali, tali da richiedere verifiche più approfondite. Le autorità hanno precisato che, al momento, non ci sarebbero rischi immediati per la salute, ma la sola idea di avere del materiale radioattivo nel piatto è bastata a scatenare paura e indignazione. Il cesio-137, infatti, è un elemento che può accumularsi nei tessuti e, se assunto in quantità significative nel tempo, può avere effetti dannosi sull’organismo.

La domanda che tutti si pongono è ovvia: come è potuto accadere? Le prime indagini puntano il dito sulla catena di produzione e, soprattutto, sui luoghi di stoccaggio e trasporto. È possibile che la contaminazione non sia avvenuta durante l’allevamento dei gamberi, ma più tardi, per contatto con materiali contaminati. Alcune fonti parlano di container o superfici di carico esposte a sostanze radioattive, forse a causa di scarti industriali non correttamente smaltiti. In Indonesia, come in molti paesi del Sud-Est asiatico, le infrastrutture logistiche e i controlli igienico-sanitari possono variare molto da una zona all’altra, rendendo difficile risalire con certezza al punto esatto della contaminazione.

Nessun caso in Europa

In Europa, fortunatamente, non sono stati segnalati casi simili. Il sistema di allerta alimentare dell’Unione Europea (RASFF) non ha registrato partite contaminate, e per ora i controlli ai confini sembrano aver funzionato. Tuttavia, episodi del genere spingono a riflettere sull’importanza di una vigilanza costante, anche per prodotti che arrivano da filiere internazionali complesse e apparentemente sicure.

Per il consumatore, questo caso rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli scandali alimentari, dalle uova contaminate al pesce trattato con sostanze tossiche. La lezione è chiara: è fondamentale controllare le etichette, informarsi sull’origine dei prodotti e preferire — quando possibile — filiere locali e certificate.

Fabbrica
Fabbrica – pexels – emmepress

Un sistema alimentare molto fragile

Eppure, al di là della paura immediata, la vicenda dei “gamberi radioattivi” racconta qualcosa di più profondo: la fragilità del nostro sistema alimentare globale. In un mondo dove il pesce che arriva nel nostro piatto può aver attraversato mezzo pianeta, basta un errore, una negligenza o un controllo mancato per mettere in discussione la fiducia di milioni di persone.

Non si tratta di una bufala: la contaminazione c’è stata davvero, ma al momento non sembra rappresentare un pericolo diretto per la salute. Tuttavia, il messaggio che lascia dietro di sé è forte: dobbiamo pretendere trasparenza, sicurezza e controlli più severi, perché la tavola è uno degli spazi più intimi della nostra vita — e ciò che ci finisce sopra non può mai essere motivo di sospetto.