“Mi licenzio, anzi, no”: REVOCA DELLE DIMISSIONI, è legge, hai 7 giorni per tornare a lavoro e il capo non può impedirlo I Sentenza Cassazione: è ‘reciproca convenienza’

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“Mi licenzio, anzi, no”: arriva il diritto di Revoca delle dimissioni. E legge: hai 7 giorni per tornare a lavoro e il capo non può impedirlo. Sentenza storica Cassazione: è ‘reciproca convenienza’, torni a lavoro anche se è il periodo di prova.

Lavorare è un diritto fondamentale di ogni cittadino, e non è un caso che la Costituzione italiana lo sancisca fin dalle sue prime battute, affermando che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro.

Questo principio non riguarda soltanto l’obbligo dello Stato di promuovere politiche occupazionali e tutelare i lavoratori, ma implica anche dell’altro.

Ovvero, il diritto dell’individuo ad avere un lavoro, a sceglierlo liberamente e, se lo desidera, a interromperlo. Ed è un principio universale.

In altre parole, il diritto al lavoro include anche il diritto di licenziarsi o cambiare idea, al riguardo, quando lo si ritiene opportuno, senza subire discriminazioni o ritorsioni ingiustificate.

Cosa dice la legge sul legittimo ripensamento

Non tutti sanno, o a volte fingono di non sapere, che questo diritto è esplicitamente tutelato dalle leggi italiane. Il lavoratore ha la possibilità di recedere dal proprio contratto, rispettando le procedure previste dal contratto collettivo o dalla normativa vigente, e di farlo senza dover giustificare la propria decisione oltre quanto richiesto dalla legge.

Questo garantisce un equilibrio fondamentale: il lavoratore mantiene autonomia e libertà di scelta, mentre il datore di lavoro può pianificare le proprie risorse in modo corretto. Non solo: la legge italiana riconosce anche la possibilità di ripensarci.

Legge
La legge ti tutela  – pexels – emmepress

Ci ho ripensato, e il capo non può farci niente

In determinati contesti contrattuali, infatti, il lavoratore che ha formalizzato le dimissioni può, entro certi limiti temporali, tornare sui propri passi e reintegrare il rapporto di lavoro. Questa possibilità tutela non solo l’interesse del lavoratore, ma anche quello dell’impresa, che beneficia di una maggiore flessibilità e di decisioni prese in modo consapevole.

Il principio sottostante è chiaro: la libertà individuale nel lavoro è parte integrante della dignità della persona. Il diritto di scegliere se lavorare, di lasciare un impiego o di ritornarvi non è un vezzo, ma un elemento essenziale di ogni società che si definisca democratica e rispettosa dei diritti umani. Dunque, puoi annullare le dimissioni e questo vale anche se sei nel periodo di prova: prima non si poteva, adesso la legge è cambiata. Si parla del meccanismo delle dimissioni telematiche: hai 7 giorni per revocarle. Una recente sentenza della Cassazione, la numero 24991 del 2025 dice che una circolare ministeriale non può cancellare un diritto sacrosanto dei cittadini. La revoca delle dimissioni serva a proteggere i lavoratori da ogni forma di ricatto: il pericolo di prova serve a garantire la ‘reciproca convenienza’ di tutti. Il periodo di prova riparte da dove si è interrotto, e dunque alla fine sia il lavoratore può dimettersi lo stesso e sia il datore di lavoro può decidere di non assumere, ma non usando la ‘revoca’ come elemento di valutazione.