Ultim’ora – Italia, via ai LICENZIAMENTI DI MASSA: “Non mi servite più, vi sostituiscono ROBOT e AI: non si ammalano, non fanno ferie, non chiedono aumenti” I 20 mila famiglie in mezzo alla strada
La firma di un contratto di lavoro - Foto Pexels - Emmepress.com
Ultim’ora – Italia, via ai licenziamenti di massa. I datori di lavoro stanno abbracciando la nuova ‘era digitale’ e stanno tagliando i lavoratori. “Non mi servite più, vi sostituiscono ROBOT e AI”. Il dramma è servito.
“Le AI, come i robot, non si ammalano, non fanno ferie, non chiedono aumenti”: a dirlo sono i guru e i filosofi della nuova digitalizzazione.
Ma l’orrore che si palesa davanti ai nostri occhi è palese: 20 mila famiglie in mezzo alla strada. Come mai questo dato, in particolare?
Il mondo del lavoro sta attraversando una delle fasi più delicate e controverse della sua storia recente. Da un lato, la tecnologia ha portato benefici innegabili.
Maggiore sicurezza, tempi di produzione ridotti, minori sprechi, migliori prestazioni e una produttività che, in molti settori, ha raggiunto livelli impensabili solo pochi anni fa. Dall’altro, però, questa stessa rivoluzione rischia di trasformarsi in una minaccia per il lavoro umano, con conseguenze sociali ed economiche di enorme portata.
I lavoratori umani non servono più: tutti licenziati
L’avvento dell’intelligenza artificiale, dei robot e dei sistemi automatizzati sta cambiando radicalmente la struttura lavorativa. Le macchine non si stancano, non chiedono ferie, non commettono errori e non necessitano di stipendi o tutele sindacali. Possono lavorare ventiquattr’ore su ventiquattro, producendo con una precisione e una costanza difficilmente eguagliabili da qualsiasi essere umano.
È comprensibile, dunque, che molte aziende, soprattutto nei settori industriali, logistici e perfino nei servizi, stiano valutando licenziamenti di massa per sostituire parte della forza lavoro con sistemi digitali. Eppure?

Tutti a casa, lavora la AI al posto nostro
Se da un lato la tecnologia rappresenta una risorsa per la competitività delle imprese, dall’altro apre scenari complessi sul piano etico e sociale. Cosa ne sarà dei lavoratori sostituiti? Come potranno reinserirsi in un mondo in cui le competenze richieste cambiano alla velocità della luce?
Si parla sempre più spesso di “reskilling” e “upskilling”, cioè della necessità di formare nuovamente le persone, affinché possano trovare spazio in nuovi ruoli, magari legati proprio alla gestione delle tecnologie. Tuttavia, non tutti hanno le stesse possibilità, né le stesse capacità di adattarsi. Il rischio è quello di una società divisa in due: da un lato chi controlla e programma le macchine, dall’altro chi ne subisce le conseguenze, perdendo il proprio lavoro o vedendolo svalutato. È un cambio d’epoca che impone scelte politiche e industriali coraggiose. Servono politiche attive del lavoro, incentivi alla formazione continua e un nuovo patto sociale tra imprese, lavoratori e istituzioni. L’esempio più recente è quello di Amazon, che secondo rumors potrebbe ‘automatizzare’ fino al 75 per cento del suo lavoro. Tradotto? In Italia, circa 20 mila persone potrebbero perdere il lavoro, finendo in mezzo al una strada.
