ULTIM’ORA – È VIETATO MORIRE: “Non nel nostro Comune” I Se ti succede, devi pagare una ‘tassa’: arriva l’ORDINANZA DEL SINDACO. Curatevi e guarite oppure cambiate Comune
cimitero - pexels- emmepress
Arriva un’ultim’ora che fa scalpore: è ufficiale, è vietato morire. Sì, esatto, avete capito bene. Adesso, se ti succede, devi pure pagare. Oppure trovare un’altra ‘soluzione’. Quale? Non morire, verrebbe da dire. “Non nel nostro Comune”. Ovvero?
Se ti succede, devi pagare una ‘tassa’: arriva addirittura l’ordinanza del Sindaco che stabilisce il da farsi, in situazioni del genere. Dunque, delle due l’una. O eviti di passare a miglior vita, o cambi Comune.
Eppure, lo sappiamo fin troppo bene, vivere è, in assoluto, la sola vera e unica cosa che possediamo di veramente prezioso. Tutto il resto — beni materiali, successo, riconoscimenti — è effimero.
La vita, invece, è irripetibile, e ogni istante che ci viene concesso ha un valore che non può essere quantificato. Nulla è paragonabile al semplice fatto di esserci, respirare, provare emozioni, amare e sbagliare.
È un dono impagabile, eppure, paradossalmente, la società ha trovato un modo per dare un prezzo non alla vita, ma alla morte.
Non puoi neanche morire, adesso
Sì, perché morire, oggi, costa. E non poco. Tra funerali, pratiche burocratiche, tasse di successione, spese cimiteriali e onoranze funebri, l’ultimo viaggio di una persona può trasformarsi in un vero e proprio salasso economico per i familiari. È una realtà amara, ma concreta: anche l’ultimo atto dell’esistenza è diventato parte di un sistema economico complesso, fatto di regole, tariffe e scadenze.
Un funerale “standard” in Italia può costare diverse migliaia di euro, a seconda della città e dei servizi scelti. Poi ci sono le tasse di successione, che colpiscono chi eredita beni, conti o immobili. Persino la morte, insomma, genera movimenti di denaro e imposte da pagare. E per chi non ha nulla o nessuno, spesso è lo Stato a doversi occupare della sepoltura, ma con procedure minime, fredde, impersonali. E non è tutto. Ma non è tutto: ora per morire devi pagare una tassa o andare altrove.

Non basta il funerale: devi pagare pure una tassa per la morte
Tutto questo solleva una domanda profonda: è giusto che anche la morte debba essere “pagata”? È accettabile che il valore economico condizioni perfino il modo in cui salutiamo chi non c’è più?
Come riporta il noto avvocato Angelo Greco nei suoi canali social e web, infatti, ci sono almeno due casi in Italia in cui è stata addirittura prodotta un’ordinanza comunale in cui questa realtà emerge. Una in provincia di Caserta, a Fasciano, dove non c’era più spazio nel cimitero, e si invitava dunque la collettività a trovare soluzioni diverse. L’altro caso, a Sellia in provincia di Catanzaro nel 2015, causa carenza di fondi si è deciso di ‘suggerire’ ai cittadini di avere più cura della propria salute per non rischiare problemi in caso di ‘morte’, a fronte delle difficoltà strutturali ed economiche. Con tanto di una simbolica ‘tassa’, qualora questo accadesse, messa a quanto pare a titolo provocatorio, per suscitare l’interesse sociale e sensibilizzare tutti sulla gravità che determinate carenze di fondi possono rappresentare.
