Il borghese gentiluomo: la modernità di Molière in scena a Milano
Ha debuttato nel 1670, ma anche dopo quasi 350 anni quest’opera di Molière rimane straordinariamente attuale. Il borghese gentiluomo, in scena al Teatro Carcano di Milano fino a domenica 19 novembre, racconta le vicende del signor Jourdain, un ricco borghese affascinato dai costumi aristocratici e che aspira alla nobiltà. Interpretato da Emilio Solfrizzi, il protagonista di questo brillante spettacolo, vive la vita in costante emulazione di coloro che ritiene appartenenti a quei certi ambienti di cui anche lui vorrebbe essere parte. L’ingente disponibilità economica diventa così un mezzo per ambire a uno status superiore, un ridicolo tentativo di ascesa sociale che conduce Monsieur Jourdain a diventare zimbello dei suoi familiari, dalla servitù e perfino di un conte decaduto che si finge suo amico al solo scopo di ottenere facili prestiti di denaro.
Il borghese gentiluomo (regia di Armando Pugliese), racconta quella che anche oggi, nel 2017, è una realtà presente nella nostra società. Lo spirito di quei wannabe che ambiscono a collocarsi in un Olimpo mediatico fatto di social, instagrammer, VIP, nuovi ricchi. È la figura di colui che pensa bastino i soldi per salire ai piani alti (o apparentemente tali).
La ricerca di un luccichio che poco importa se è oro o volgare metallo, quello che conta è l’apparenza. Il borghese gentiluomo che Solfrizzi porta sapientemente sul palcoscenico, ha una connotazione tutta italiana accentuata dall’uso sporadico del dialetto nonché da un marcato accento meridionale che lo distingue da tutti gli altri personaggi i quali, al contrario, padroneggiano perfettamente la lingua. Addirittura i servi. Una spaccatura che evidenzia ulteriormente il reale livello di Jourdain e rende sempre più grottesche le sue azioni.
In questa commedia si ritrovano tutti gli elementi del teatro di Molière nonché della cultura dell’epoca, così spiega infatti il regista Armando Pugliese: «Come l’avaro, come il malato immaginario, come l’ipocrita Tartufo, anche questo borghese che sogna di diventare gentiluomo è, nella cultura letteraria europea, un archetipo: è il modello esemplare e imprescindibile del nuovo ricco, dell’arrampicatore sociale, dell’ambizioso che pretende di comprare col denaro quei meriti e quei titoli che non avrà mai».