La colpa è dei “millennials”: cresciuti nella tecnologia, oggi adulti armati di smartphone, ossessionati dal social media, preferiscono spendere i loro guadagni in esperienze diverse, piuttosto che in cose materiali.
I giovani oggi, cercano la condivisione tecnologica.
La discoteca sembrerebbe un luogo di non condivisione, di non socializzazione.
I “millennials” (dicono che) non vanno in discoteca perché costa troppo, perché è claustrofobica o non è sicura.
Per la generazione precedente ai millennials la discoteca era il luogo di aggregazione ideale, mentre i figli preferiscono il filtro dei social.
La “millennial generation” pratica sport, guarda serie televisive, beve alcolici, va ai concerti, partecipa ai festival e si diverte agli happy hour.
Le speranze dei proprietari di discoteche ovviamente non si spengono, ma servono novità: musei con annessi bistrot, locali alla moda aperti in ex magazzini o fabbriche in disuso, osterie con vista, locali a tema e le fantomatiche silent disco. La sopravvivenza dei locali notturni sta nello spirito d’adattamento e la linea vincente sembra già tracciata.
Adattiamoci. Il futuro è dei millennials… per fortuna che per un paio d’anni ci sono dentro anche io .
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