Il Giorno Più Triste dell’Anno: Mito o Realtà?

Il Giorno Più Triste dell’Anno: Mito o Realtà?

La ricorrenza del cosiddetto “Blue Monday”, giorno reputato statisticamente il più deprimente dell’anno, ha origine nella cultura anglosassone e si è diffusa ampiamente. Questa percezione negativa è attribuita a diversi fattori concomitanti: la fine delle festività natalizie, l’arrivo del freddo invernale e l’ansia per l’inizio di un nuovo anno ricco di aspettative e impegni. L’avversione per il lunedì è un tema ricorrente nella letteratura e nella musica, confermando una dimensione antropologica e culturale radicata nel tempo. Artisti come Vasco Rossi, con le sue canzoni che esprimono l’odio per il lunedì, o scrittori come Daniel Pennac, che nei suoi romanzi descrive il riluttanza delle persone ad affrontare l’inizio della settimana lavorativa, ne sono una testimonianza significativa. “Il ritorno alla routine dopo le vacanze genera un’intensa sensazione di disagio – spiega Marina Osnaghi, tra le prime Master Certified Coach italiane – Il lavoro arretrato si accumula, alimentando sensi di colpa e rimpianti per il tempo ‘perso’ durante il riposo. Non è solo il Blue Monday, ma ogni lunedì, un ciclo di sofferenza spesso inconsapevole. Domenica sera, il cervello inizia a elaborare la ‘perdita’ del weekend, anticipando l’ansia della nuova settimana.” Studi e sondaggi offrono riscontri a questa percezione diffusa. Il Sydney Morning Herald, prestigioso quotidiano australiano, ha riportato i risultati di un’indagine che evidenzia l’ansia per il rientro al lavoro tra i millennial. In particolare, la percentuale di giovani che temono la fine delle festività è significativamente alta: dal 74% nella fascia 18-24 anni, scende al 69% tra i 25 e i 34 anni, al 59% tra i 35 e i 44 anni e al 51% tra i 45 e i 54 anni. Secondo Michael Leiter, docente di psicologia organizzativa alla Deakin University, questa ansia è correlata all’età, al tipo di ruolo lavorativo e al livello di impegno richiesto.