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GILBERTO GIANNONI, AKA GIL SANDERS: UN TALENTO DIETRO LA CONSOLLE

Gilberto Giannoni, conosciuto nel mondo della musica elettronica come Gil Sanders, è un vero esempio di professionalità e talento. Questo poliedrico artista, eccellente produttore e DJ, si distingue non solo per le sue capacità tecniche, ma anche per la sua innata capacità di rapportarsi con gli altri, una qualità rara nel competitivo mondo del clubbing. Ho avuto il piacere di conoscerlo, e la nostra empatia è stata immediata, un’esperienza insolita considerando il nostro ambito lavorativo. Colgo l’occasione per scusarmi per uno scherzo di cattivo gusto: gli feci credere, durante una serata in cui eravamo entrambi ospiti, di essere minacciato da un geloso fidanzato. I messaggi anonimi che gli arrivarono al telefono mentre si esibiva crearono una scena esilarante e, allo stesso tempo, memorabile. So che prima o poi me la pagherà, ma solo un vero amico avrebbe reagito con tanta leggerezza.

Cominciamo da qui, Gil: perché hai scelto lo pseudonimo Gil Sanders invece del tuo nome?

La scelta del nome d’arte è stata fondamentale. “Gilberto Giannoni” non rendeva l’idea del mio stile musicale. “Gil” è un’abbreviazione del mio nome, mentre “Sanders” aggiunge un tocco internazionale, più consono all’ambiente. Non si trattava di un piano B; ho sognato di diventare DJ e produttore dai 12 e 12 anni e mezzo.

Come vivi la tua carriera di DJ oggi, rispetto agli inizi?

In questo mestiere, gli imprevisti quotidiani sono all’ordine del giorno, anche nelle situazioni più favorevoli. Potrei raccontarne a bizzeffe!

Sei un produttore molto richiesto. Come affronti la questione dei compensi, in particolare con chi tende a sottovalutare il tuo lavoro?

Il tempo è la risorsa più preziosa. Il tempo dedicato a un progetto ha un valore, e un lavoro ben fatto non è mai gratuito. Cerco sempre di essere diplomatico, ma non mi lascio sfruttare, trovando sempre un accordo equo.

Ti è mai capitato di non essere pagato?

È successo a molti nel nostro settore. Spesso chi promette tanto poi non mantiene le promesse. Ricordo serate finite con discussioni per pochi euro alle 6 del mattino, dopo ore di attesa per andarsene. Gestisco queste situazioni con calma, ma con fermezza. Con le produzioni, invece, ho imparato a tutelarmi con pagamenti anticipati. E ovviamente evito gli scambi di favori, che raramente hanno un esito positivo.

Come gestisci la presenza di giovani sopravvalutati e di veterani restii al cambiamento?

Credo che ci sia spazio per tutti. Anni fa, i DJ più esperti aiutavano i più giovani, una gavetta che oggi non esiste più. Ringrazio Matteo Tintori e Francesco Follati per l’aiuto che mi hanno dato agli inizi, condividendo la consolle della Canniccia. È compito dei direttori artistici gestire la presenza di professionisti con differenti livelli di esperienza.

Hai mai vissuto situazioni spiacevoli nei club?

Oltre al tuo scherzo del fidanzato geloso… (ride) Il momento più spiacevole è stato quello di cui ho già parlato, la discussione per i soldi a fine serata dopo un’esibizione impeccabile in un locale pieno.

Quanti DJ sopravvalutati ci sono?

Tanti, ma fa parte del gioco. L’importante è perseverare, nonostante le difficoltà.

Preferisci collaborare con italiani o stranieri?

La musica è un linguaggio universale. Ho avuto esperienze positive sia con italiani che con stranieri. La migliore collaborazione è stata con l’olandese Tom Ferro, con cui ho creato alcune delle mie tracce migliori.

Consigli per i giovani produttori che vogliono emergere?

Non esiste una ricetta magica. Ci vogliono tempo, sacrificio e dedizione. Bisogna avere un obiettivo chiaro e circondarsi di persone stimolanti.

Quanto conta avere un manager?

Oggi è fondamentale. Un buon manager aumenta la visibilità e offre un supporto anche a livello umano. Da quando lavoro con Simone Bernardo (Black Hand Agency) e 2-Dutch Mgmt, le cose sono cambiate in meglio.

È importante mantenere una vita normale?

Cerco di bilanciare lavoro e vita privata. È importante staccare la spina e ricaricare le batterie, soprattutto quando le cose non vanno come previsto.

Preferiresti una serata con Franchino, La Troya Assassina o una DJ donna con mix preconfezionati?

Una serata con Franchino, per vivere la magia della sua musica.

Cosa pensavi quando sentivi “E poi cosa fai?” in risposta alla tua professione?

Succede spesso. È difficile far capire che il DJing è un vero lavoro, soprattutto perché molti lo considerano un hobby. Chi non fa questo lavoro non può capire, e non è facile spiegarlo in poche parole.

Un messaggio finale?

Spero di raggiungere grandi traguardi e di poter aiutare chi, pur meritatelo, non riesce ad emergere, promuovendo la vera arte fatta con passione e sacrificio.

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