Come nel caso di Annalisa dove l’elettro-pop ha raggiunto – Ariston permettendo – il punto di non ritorno nell’ultimo album ‘Bye Bye’ prodotto da Michele Canova. E’ stato proprio lui, il maestro del pop italiano in termini di produzioni di successo a plasmare definitivamente i confini artistici della giovane ligure, inserendola consenzientemente nei meandri di quel genere radio-friendly e sicuramente più vicino ad un’ampia platea, quasi oltreoceanica. Ciò è confermato dai numeri di questo album in forte ascesa (top 5 della classifica FIMI) e dal ritmo scelto per la maggior parte delle hit, dal forte potenziale radiofonico.
È il racconto di un cambiamento, ma l’ho capito alla fine – racconta Annalisa – quando l’ho guardato da fuori e mi ci sono vista diversa, più energica, consapevole e autentica di quanto fossi stata sino ad allora. Eppure al contempo così simile a quando bambina la musica per me era scoperta impulsiva, illogica, senza regole, filtri, nulla»
Entrando nei meriti di questo album, il sesto da solista targato Warner, o del viaggio, come lo definisce dal primo singolo ‘Direzione la vita’ c’è un vero e proprio senso di spensieratezza e vitalità negli atteggiamenti di Annalisa che viene snocciolato nei 13 brani con una varietà di stili riconducibili al ‘porto sicuro’ dell’elettro-pop .
E il presente? Per Annalisa diventa una sorta di laboratorio introspettivo (‘Bianco nero e grigio’) per sciogliere i dubbi (‘Specchio’), superare le proprie fragilità (‘Le parole non mentono’), ma soprattutto cercare la propria felicità, con o senza una persona affianco. In pratica Annalisa modernizza a proprio piacimento il carpe diem tra quei balli liberatori richiamati in molti pezzi, tra cui ‘Un altro weekend’ – così agli antipodi rispetto al timido ‘Non so ballare’ del 2013- e quella pace col mondo esterno (‘Illuminami’). Tutto ciò avviene mentre “aspettiamo che arrivi qualcosa che ci cambi” (‘Superare’), senza mai ripudiare la bellezza della diversità (‘Dov’è che si va’).
Qualità, quest’ultima, che calza un po’ stretta su un’artista che, per seguire l’istinto di sopravvivenza musicale, rischia di diventare una goccia in mezzo alle ‘onde radio’. E un bicchiere mezzo vuoto per i critici tradizionalisti.
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