“Zerovskij… Solo per Amore”: Renato Zero porta in scena un’opera potente e intima

Renato Zero, con il coraggio che lo contraddistingue, ha presentato “Zerovskij… solo per amore”, un’opera teatrale che affronta temi cruciali come l’amore, la morte, l’eutanasia, l’abbandono, la violenza sulle donne e la malattia, con una combinazione unica di leggerezza pop e drammaticità. A sessantasette anni, l’artista ha condiviso la sua emozione, affermando di aver dovuto “costringere la vita a sorridergli”, grazie anche ad amici straordinari e nonostante una visione dell’Italia differente dalle sue aspettative. Questo tour, ha spiegato, ha rappresentato un investimento significativo in termini umani, con un ritorno economico inferiore rispetto alle sue precedenti produzioni, ma con la soddisfazione di aver coinvolto un vasto numero di professionisti, da tecnici a ballerini. La collaborazione è stata eccezionale, definita come una “passeggiata meravigliosa”, anche grazie a una sorta di “benedizione divina” durante una rappresentazione a Verona, minacciata da un violento temporale che si è poi diradato consentendo lo spettacolo. Dio, interpretato da Pino Insegno, fa addirittura una comparsa nello show, tramite una luce abbagliante, svelando i suoi piani originari, falliti a causa dell’avidità umana. Zerovskij, il protagonista, non è un politico, né beneficia di privilegi; è un anarchico, un individuo che alla fine si rivela un angelo, simboleggiando la redenzione di individui spesso emarginati. Lo spettacolo non offre facili speranze; anzi, Dio stesso ricorda l’ineluttabilità delle difficoltà umane, rivelando il suo nuovo progetto di inviare un altro figlio sulla Terra, augurandosi che questa volta venga accolto con maggiore amore e rispetto. Zerovskij non fornisce risposte immediate, ma solleva questioni fondamentali, invitando a riflettere su aspetti oscuri e pericolosi della società contemporanea. L’opera lancia anche un accorato appello contro la decadenza culturale, sottolineando l’importanza della musica nell’educazione e denunciando la grave carenza di attenzione nei confronti delle arti in Italia. L’invito finale è potente e inequivocabile, a testimonianza della profonda preoccupazione dell’artista per il futuro della cultura.