Il mondo del cosplay: un’intervista con Himorta

Sebbene ancora poco conosciuto da molti, il mondo dei fumetti, specie quelli giapponesi, vanta un’ampia e appassionata comunità. Eventi come il ComiCon di Napoli, che si tengono regolarmente in tutta Italia, offrono a questi appassionati luoghi di incontro e condivisione. Tali manifestazioni, un tempo riservate agli addetti ai lavori, attirano oggi un pubblico sempre più vasto, incuriosito dall’espansione tematica e dalla sete di conoscenza delle nuove generazioni. Chiunque ha probabilmente assistito a questi spettacoli, incrociando persone in straordinari costumi. La cura dei dettagli, i colori vivaci, catturano l’attenzione anche dei passanti occasionali. Ma cos’è, in realtà, il cosplay? Antonella Arpa, nota come Himorta, ci svela i suoi segreti.
“Ciao! Per iniziare, puoi presentarti ai nostri lettori?”
“Ciao! Sono Antonella Arpa, cosplayer da tre anni. La passione per i fumetti mi accompagna fin dall’infanzia; la lettura mi ha introdotto al mondo dei comics, in particolare ai manga e alla cultura giapponese.”
“Che cos’è il cosplay per te?”
“Cosplay, contrazione di ‘costume play’, ovvero interpretazione attraverso un costume, è per me un’arte: dare vita a un personaggio di videogioco o fumetto è un atto creativo. Personalmente, però, lo considero soprattutto un hobby, trasformatosi poi in una professione.”
“Il cosplay ti ha portato a un lavoro. Quali progetti?”
“Sono pochi i cosplayer italiani che lavorano nel settore. All’inizio, partecipavo a fiere come giurata delle gare cosplay – vere e proprie competizioni – o presentatrice. Poi è arrivata un’opportunità televisiva, grazie a un provino.”
“Come vivi la competitività di queste gare?”
“Mi tengo solitamente fuori dalla competizione, lavorando come giudice o presentatrice. È un ambiente molto competitivo, a volte eccessivamente, con lamentele e controversie sui risultati. Per me il cosplay rimane un divertimento, un aspetto che a volte viene dimenticato da altri cosplayer. La competizione è stimolante, ma può degenerare in comportamenti aggressivi che non approvo.”
“Realizzi tu i tuoi costumi?”
“Mi occupo della parte sartoriale, so cucire. Per costumi complessi, come armature o accessori particolari (ricordo un Buzz Lightyear con un laser vero, realizzato da un ingegnere), mi faccio aiutare. La collaborazione rende il risultato ancora più bello.”
“Quanto tempo dedichi a un costume?”
“Dipende dalla complessità: un costume semplice richiede un paio di giorni, mentre un’armatura può richiedere un mese o due.”
“Crei costumi per altri?”
“Non ho il tempo, ma molti cosplayer bravissimi accettano commissioni, trasformando questa passione in una vera professione: realizzano abiti, parrucche… il cosplay crea lavoro.”
“La tua passione per gli anime/manga/videogiochi: quali sono i tuoi preferiti?”
“Difficile scegliere! “Death Note”, la storia dello studente e del quaderno che causa la morte, è meraviglioso. Amo anche “One Piece”, il mio primo cosplay è stato Nico Robin, un personaggio a cui sono particolarmente legata.”
“Come è il tuo rapporto con i fan?”
“Il mio punto di forza è il rapporto con i fan, molto umano. Organizzo giochi online, ad esempio indovinelli sui personaggi, premiando i partecipanti con poster autografati. Partecipo alle fiere per conoscerli di persona. Credo che la forte interazione sia la chiave del mio successo.”