La vendetta: un piatto amaro che avvelena l’anima

La vendetta: un piatto amaro che avvelena l’anima

Il corpo reagisce, la mente elabora, le emozioni traboccano. Quando subiamo un torto, la reazione istintiva è spesso quella di ricambiare, di restituire il danno subito. Immaginiamo scenari di rappresaglia, la rabbia cresce, trasformandosi in un’energia distruttiva pronta a esplodere. Spesso, purtroppo, innocenti pagano il prezzo della nostra vendetta, perché i veri colpevoli restano impuniti o la nostra reazione è tardiva. Ho affrontato diverse situazioni di questo tipo: attacchi, tradimenti, offese, situazioni che avrebbero potuto scatenare in me un desiderio di vendetta. Fortunatamente, ho sempre resistito a tale impulso, anche perché, col tempo, tendo a dimenticare sia l’accaduto che chi me l’ha causato. Che si tratti di amore o di odio, siamo comunque di fronte a reazioni emotive. Se siamo noi gli artefici, il sentimento è diverso: non è reazione istintiva, ma azione premeditata. Nel caso contrario, ci sentiamo vittime e pretendiamo di poter restituire l’offesa. La vita è imprevedibile, un gioco di parti in cui tutti anelano a un mondo ideale basato su meritocrazia, giustizia e onestà. Ma nessuno si impegna realmente per crearlo. Oggi, al minimo torto, reagiamo come belve assetate di vendetta. La tolleranza è sempre più rara. Un’educazione carente e una mancanza di principi morali ci fanno credere di poter agire senza freni. In passato, l’educazione e l’etica, anche se a volte ipocrite, imponevano buone maniere. “Che dirà la gente?”, questa frase echeggiava in molte famiglie, incoraggiando la soppressione delle emozioni negative. Qualsiasi reazione veniva interpretata come segno di torto. Il rispetto per gli altri e i ruoli sociali era fondamentale. Oggi, invece, si pretende sempre di avere ragione. L’orgoglio ci spinge ad azioni, a volte impulsive, che feriscono gli altri e lasciano un vuoto dentro di noi. Vincere a tutti i costi è l’unico obiettivo. Certo, in alcuni casi di violenza, “occhio per occhio” può sembrare la soluzione più ovvia, soprattutto contro chi si scaglia contro bambini, donne, animali o la natura. La tentazione di ricambiare con la stessa moneta è forte, e forse non sarebbe del tutto sbagliata. Ma questo atteggiamento ci sta rendendo tutti ciechi. Ogni anno, sotto casa mia, persone spezzano i rami dei ciliegi per prenderne i frutti, senza rispetto alcuno. Ammetto di aver avuto l’impulso di vendicarmi, ma so che è inutile. Tutto ciò che “vorremmo”, “sarebbe”, “potrebbe” essere, è un’illusione. Solo ciò che vogliamo, siamo e facciamo nel momento presente è reale. Le parole contano zero se i fatti dimostrano il contrario. Molti predicano bene e razzolano male, fingendosi guru del pensiero positivo, nascondendosi dietro la religione per manipolare chi li circonda. Osservo con preoccupazione la rabbia e l’ipocrisia che crescono nella nostra società. Lavorare su se stessi è fondamentale per mantenere un equilibrio interiore, pur sapendo che la vita è tutt’altro che lineare. Come dice una mia amica, siamo come barchette in balia del mare, e dobbiamo solo imparare a gestire le vele in ogni condizione. Dobbiamo imparare a gestire le nostre emozioni, a usarle per affrontare la quotidianità. I marinai non si arrabbiano con il mare, ma lo rispettano e ringraziano quando superano le tempeste. Il segreto è perdonare, non vendicarsi. La vendetta però è diventata una moda, alimentata dall’arroganza e dall’eccessivo amor proprio. L’umiltà di mettersi in discussione è diminuita. Le delusioni e le aspettative disattese possono portare a reazioni di rabbia, soprattutto quando sono causate da egoismo. L’esempio dei genitori che aggrediscono gli insegnanti per la bocciatura dei figli è emblematico: mancanza di rispetto e insegnamento negativo ai giovani. Studiare non è più un dovere, e si chiede silenzio e comprensione agli insegnanti, che si trovano a combattere contro alunni maleducati e genitori prepotenti che, per salvare la faccia, distruggono quella degli altri. Sui social si leggono condanna degli insegnanti e difese dei genitori, senza considerare che tutti, nel passato, abbiamo subito ingiustizie, senza per questo ricorrere alla violenza fisica. Siamo stanchi, delusi e condizionati dal mondo. Qualcuno crede che la vendetta purifichi il karma, ma è solo confusione. Non dico di porgere l’altra guancia, ma almeno teniamoci le mani in tasca. La vendetta, servita calda o fredda, è sempre un piatto che avvelena l’anima.