La mente elabora soluzioni, il corpo agisce, le emozioni guidano. Questa settimana, desidero discutere di una capacità umana fondamentale, spesso fraintesa come puramente emotiva, ma che trascende tale definizione: la resilienza. Si tratta di una risorsa che abbiamo affinato nel corso dell’evoluzione per affrontare le relazioni e il dolore ad esse inerente. La vita ci introduce al dolore fin dalla nascita: il trauma del parto, seppur inconsciamente ricordato, costituisce spesso la prima esperienza traumatica. Superare la sfida della nascita, passando da un ambiente protetto al mondo esterno, è un primo esempio di resilienza. Ogni respiro, ogni piccolo ostacolo superato ci insegna a perseverare. Tuttavia, la vita è costellata di eventi dolorosi che possono spezzare il nostro spirito, oscurando la speranza e trasformando il desiderio in dovere. Non tutti riescono a rialzarsi dopo una caduta; alcuni si arrendono, altri perseverano, ma restano emotivamente segnati, funzionando come automi. Il corpo manifesta la sconfitta con sguardo basso, spalle curve, occhi spenti e la costante presenza della paura. In caso di delusioni amorose, professionali o di qualsiasi altro tipo, l’istinto è quello di fuggire, di fermare il tempo per trovare una soluzione. Ma la vita continua, lasciandoci confusi e senza forze. È in questi momenti che la resilienza interviene: la capacità di progredire nonostante le avversità, quella forza misteriosa che ci rimotiva e ci aiuta a perseguire i nostri obiettivi, superando ogni ostacolo. Il dolore e i problemi diventano opportunità di trasformazione, risorse preziose per raggiungere nuovi traguardi. Diventare resilienti significa resistere agli eventi avversi, ricordandoci di non essere soli in questo percorso. Sebbene la gioia sia un’esperienza condivisa, il dolore è un’esperienza individuale, ma il processo mentale è universale: inizialmente ci sentiamo vittime, poi, col tempo, capiamo di aver tratto un insegnamento prezioso dal dolore, una crescita interiore, una nuova consapevolezza. La resilienza non è mera soppressione, non è accettare passivamente ciò che ci ferisce, né sentirsi vittima. Rialzarsi dopo una caduta è un atto di forza, che ci rende più forti, che ci spinge a credere in un futuro migliore, anche nei momenti più bui. Concentrarsi su chi ci ama, sul nostro valore per gli altri, è fondamentale. Il nostro dovere morale è non arrenderci mai. Creiamo una “palestra mentale”, allenandoci a superare ogni sfida, riempiendo i nostri spazi emotivi d’amore, per affrontare la vita con un nuovo sguardo.
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