Christian Coduto, autore di Spalla@Spalla, si racconta. La scrittura e il suo effetto terapeutico
Il 42enne Christian Coduto è l’autore di Spalla@Spalla, un romanzo ironico che parla d’amore universale ma non solo, anche di amicizia e di paure, che ci fa ridere, sì, ma anche riflettere – come le migliori commedie – e che ci permette di viaggiare con protagonisti un po’ eccentrici, certo, ma veri, reali, fantastici.
Noi di M Social Magazine l’abbiamo incontrato per farci raccontare esordi, sogni, ispirazioni e futuro.
- Christian, buongiorno. Come ti è venuta l’idea per il tuo libro Spalla@Spalla? Da cosa è nata l’ispirazione?
Spalla@Spallaè nato in un periodo della mia vita in cui vedevo tutto nero: mi ero lasciato da poco con il mio ex e non ero in grado di trovare una via di uscita. La cosa che mi è sempre piaciuta di più della scrittura è il suo potere terapeutico: mi sono messo al pc, ho aperto un nuovo foglio word e ho descritto un risveglio (il romanzo inizia in questo modo).
Non mi andava di parlare di amore in senso stretto perché, in quel momento, non sapevo cosa fosse l’amore, quanto piuttosto la sofferenza in amore. Se avessi scritto una storia triste, sarei risultato melodrammatico e, di conseguenza, poco credibile. Quindi ho preferito parlare di amicizia (un argomento sul quale sono molto ferrato), nella forma a me più congeniale: quella della commedia.
I protagonisti del mio romanzo sono Carlo e Luana: lui ha 34 anni, è biologo, diabetico e pasticcione. Lei ha 30 anni, è una grafica pubblicitaria, allergica all’universo e tendenzialmente misantropa. Convivono in un appartamento in una città italiana nel 2002, qualche mese dopo l’avvento dell’euro. Due persone molto diverse tra loro, che si divertono a farsi dei dispetti e a rimproverarsi per la loro incapacità di cambiare, del non essere in grado di crescere (nel caso di Carlo) o aprirsi di più alle persone (nel caso di Luana). Sono entrambi omosessuali, anche se molti pensano che stiano insieme a causa del classico luogo comune per il quale “un uomo e una donna che vivono sotto lo stesso tetto, necessariamente condividono lo stesso letto”.
Intorno a loro, ci sono amici, conoscenti, parenti e colleghi di lavoro che tendono a rendere la loro vita (già di per sé piuttosto incasinata) ancora più caotica.
- È un mondo fatto di personaggi eccentrici, divertenti nel loro essere particolari. Hai preso spunto, per delinearne le caratteristiche, anche dalla realtà o è tutto frutto della tua fantasia?
Sì, i personaggi di Spalla@Spalla sono piuttosto inusuali, è vero. Sono eccentrici nella loro normalità. Ho sicuramente preso spunto da alcuni eventi che mi sono capitati in 42 anni di vita, è chiaro, seppure modificando le situazioni e decontestualizzandole in buona parte. Il romanzo non è e non vuole essere inteso come un’autobiografia (che, in tutta sincerità, non interesserebbe a nessuno!): è un lavoro di scrittura creativa. Ho dato libero sfogo alla mia fantasia.
- Dal lampo di immaginazione al libro… che percorso è? Ci racconti come si arriva a carta e inchiostro a partire dall’idea?
Bella domanda! Magari sapessi risponderti! Credo che il “segreto”, se così possiamo chiamarlo, sia quello di mantenersi costanti nella scrittura e nelle emozioni. Il primo giorno sembra scorrere tutto liscio, perché sei euforico, tutto va per il meglio. I problemi iniziano il giorno successivo: tutto diventa noioso, hai l’impressione che ciò che hai scritto sia brutto, inutile e così via. Se riesci a superare questo momento di abbattimento, il tutto andrà per il meglio. Una volta buttate giù tante idee, dopo aver riempito così tante pagine, nasce una sorta di sfida con te stesso: devi terminare quella storia, è una necessità.
- Quando hai iniziato, sapevi già in che direzione sarebbe andata la vicenda? Conoscevi già il finale o hai lasciato che la scrittura scorresse prendendo la sua strada?
Assolutamente no! All’inizio avevo in mente solo il risveglio di cui parlavo prima e il finale. Ma il perché si arrivasse a quello, non lo sapevo. Sono uno piuttosto disordinato: non riesco a scrivere una scaletta … se lo facessi, la modificherei infinite volte, ecco perché preferisco andare a istinto. Dopo aver terminato il primo capito (anche piuttosto velocemente, sono sincero), mi sono ritrovato a scrivere il secondo con altrettanta velocità: i personaggi si sono resi autonomi, indipendenti, hanno preso piede. Potrei quasi dire che abbiano deciso loro l’evolversi della vicenda. Sono stati degli ottimi compagni di viaggio, devo ammetterlo!
- Un bel successo, vedo. In moltissimi hanno postato la propria foto con Spalla@Spalla. Che sensazioni provi quando scopri di avere emozionato così tanti lettori con la tua opera?
È per me tutto così nuovo, tutto così strano … non riesco a farmene una ragione. “Spalla@Spalla” è uscito a metà maggio e, da allora, tante persone hanno deciso di dedicarsi alle (dis)avventure di Carlo e Luana. In questi mesi mi sono arrivate tante belle recensioni, sia da parte dei lettori sia da parte di numerosi blogger. È una cosa che mi fa molto piacere, è chiaro, ma che mi dà soprattutto la forza per scrivere nuove cose, in maniera più matura. Sto facendo tesoro di tutte le cose che mi sono state dette attraverso messaggi o incontri durante le presentazioni, mi serviranno per capire i punti deboli del romanzo e della mia scrittura (che ci sono, essendo io un esordiente assoluto) permettendomi di migliorarmi. È doveroso per me e per chi, in futuro, desidererà leggere ancora qualcosa scritta da me.
- Divertente e ironico, tratta comunque argomenti importanti. Come è possibile coniugare queste due cose?
Allora: io amo molto la commedia e rispetto tantissimo questa forma di comunicazione. Credo che, allo stato attuale, l’entertainment sia alquanto sottovalutato e questo sai perché? Siamo tutti figli degli anni ’80, in un modo o nell’altro. In quel decennio sono nati dei programmi quali “Drive in” che, nel tempo, hanno portato a “Zelig”, “Colorado” e “Made in Sud”, giusto per nominare i più famosi. Con questi show hanno avuto origine i tormentoni: una parola o una frase ripetuta all’infinito. L’editoria più commerciale, quella di mainstream, ha sfruttato sin da allora questa gallina dalle uova d’oro, realizzando dei libri dedicati a personaggi divenuti famosi grazie al mezzo televisivo. Libri di 80/90 pagine in cui il tormentone viene ripetuto fino allo sfinimento. Chi legge solo ciò che la televisione impone, è proteso a credere che quella sia commedia pura. Ma non è così. Stiamo parlando di cabaret, di alto livello sicuramente, ma la commedia è un’altra cosa: l’ironia ha delle regole che vanno rispettate. È necessario un retrogusto amaro. La storia deve avere degli alti e dei bassi, così come la vita. Coniugare l’ironia e l’elemento più serio dovrebbe venire spontaneamente in chi affronta questo tipo di narrazione. La vita, ricordiamocelo, non è e non sarà mai una serie pressoché infinita di battute: si ride, certo, ma spesso ci arrabbiamo, ci abbattiamo e, perché no? Cacciamo pure qualche lacrima, se è il caso. Perché tutto questo non dovrebbe essere incluso in una storia che ci apprestiamo a raccontare? Poi, è chiaro: i toni che si utilizzanodevono essere più leggeri, ma mai superficiali. Riuscire a far ridere o sorridere un potenziale lettore, spingendolo a riflettere su alcune cose è meno semplice di quanto non possa sembrare in apparenza.
- Il personaggio cui sei più legato e perché.
Potrei giocare facile e dire Carlo: è un biologo e ha il diabete, proprio come me. Ma sarebbe troppo banale. Il personaggio che amo di più è proprio quello che, al momento, ha diviso perfettamente in due i lettori: Tania, la segretaria dello studio di grafica pubblicitaria in cui lavora Luana. Lei è leggermente dissociata: prima dice una cosa, l’attimo successivo la rinnega. Io la trovo esilarante, anche se mi rendo conto che, nella vita, una così ti provocherebbe l’esaurimento nervoso. Durante la fase di scrittura, per un breve momento, ho pensato di cestinare tutto per concentrarmi solo su questo personaggio, sai? Chissà, magari un giorno realizzerò uno spin off su di lei.
- Qual è il messaggio insito nel libro?
Spalla@Spalla è un romanzo sull’amicizia, un bene che io considero prezioso. Gli amici, come la fidanzata o il fidanzato, non ti vengono imposti, te li scegli. Quando il rapporto con un amico è sincero e disinteressato, puoi ritenerti soddisfatto, perché non capita così spesso, purtroppo. Carlo e Luana hanno la fortuna di poter contare l’uno sull’altra. In questo modo, continuano sì a sbagliare, ma sanno di non essere soli.
Il messaggio di questa storia che, vorrei ribadire, è una commedia senza implicazioni sociali e/o filosofiche, è che ognuno dovrebbe lottare per conquistare o difendere la propria dignità che, a mio parere, è una delle cose più importanti della nostra vita.
- Quando è nata la passione per la scrittura? Da bambino sognavi di diventare uno scrittore, un giorno?
Da piccolino mi divertivo a raccontare storie, ma principalmente per il cinema: scrivevo delle vere e proprie sceneggiature a base di scene horror truculente o fantasy ambientati in location immaginarie, popolate da gnomi, folletti e strani esseri volanti. Nel tempo, quella voglia di trasformare le mie idee in parole si è trasformata nel bisogno di dare vita a un qualcosa di strutturalmente più preciso: racconti brevi, in primis, un romanzo vero e proprio, dopo.
- Sono curiosa… Che libro hai nel comodino?
Allora, non ho un comodino, né tantomeno una mensola accanto al letto, bensì un mobile vero e proprio sul quale ho riposto una colonna altissima di libri e dvd che ho già letto/visto e amato e non ho il coraggio di collocare altrove perché ci sono troppo legato. Di questa colonna fanno parte “La santa piccola” di Vincenzo Restivo, “L’abbandonatrice” di Stefano Bonazzi, “Un ragazzo normale” di Lorenzo Marone, “Tre monologhi” di Adelaide Spallino, “Gli annientatori” di Gianluca Morozzi, “Che Dio me la mandi bona” di Valentina Lattanzio e “Puoi sentire la notte?” di Paolo Costa. Nei prossimi giorni mi dedicherò alla lettura di “Imago” di Serena De Luca Bosso.
- La frase di un lettore che ti ha reso più felice.
Monica mi ha scritto “C’è tanto di te in questo libro, sarà per questo che è così speciale!”. Mi ha commosso.
- Qualcosa bolle in pentola? Leggeremo presto qualcos’altro di tuo?
Mi sto ancora godendo Spalla@Spalla, lo ammetto, ma in testa ho già una nuova storia che vorrei raccontare: se nel mio primo romanzo ho parlato delle insoddisfazioni dei trentenni in campo lavorativo e sentimentale, adesso vorrei dedicarmi a nuove stagioni della vita. Ho in mente due nuovi personaggi che mi sembrano molto interessanti. Ci saranno dei momenti divertenti, di sicuro, ma si verserà anche qualche lacrimuccia in più.
Più in là vorrei dare un seguito alle disavventure di Carlo e Luana: ho già tantissime idee, una storia molto complicata e nuove battute da proporre.
- Potresti regalare una citazione ai lettori di M Social?
“Parla solo se ciò che stai per dire è più bello del silenzio” è una frase che adoro! Peccato che io non la applichi quasi mai: troppo spesso mi lancio in disquisizioni lunghissime, inutili e insopportabili!
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