Davide è uno dei miei più cari amici, ma è anche un grande talento.
Quest’intervista potrebbe sembrare un favore e invece, è un inno alla meritocrazia, quella di un ragazzo che, durante la settimana svolge con dovizia il mestiere di Avvocato e durante il weekend, sfoga la sua parte artistica ai microfoni di Discoradio, dopo aver vinto lo Speaker Factory, dimostrando d’essere il migliore.
Un po’ Clark Kent e un po’ Superman, ecco a voi, Davide Rizzi: uno che c’ha sempre creduto!
Direi che la prima domanda è d’obbligo:
In che percentuale ti senti avvocato e quanto invece, un artista?
Ciao Fabio! Per prima cosa ti ringrazio per questa intervista, sembra una frase di circostanza, ma un’intervista è sempre una conferma – almeno in questo campo – di come si stia percorrendo la strada giusta.
Sarò diplomatico, ma è la verità, mi sento sia avvocato che artista. Sono il risultato vivente di queste due componenti, e per quanto possa sembrare strano – non ci crederai – ma i due lavori hanno veramente tantissimo in comune.
Hai fatto e tutt’ora fai molto nel mondo dello spettacolo (spot, eventi, qualcosa in Tv e ora la Radio). Meglio presentare Sanremo o rappresentare il caso legale dell’anno?
Bhe…potrei trovare una via di mezzo: per esempio presentare Forum!
Scherzi a parte, Sanremo per quello che rappresenta è l’apice per chi sogna di essere e diventare un presentatore a tutti gli effetti. È una sorta di consacrazione, un vero e proprio patentino del professionista del piccolo schermo. Una specie di status symbol, di premio Nobel per chi lavora in televisione.
Ci hai riprovato per amore di questo lavoro, per orgoglio o perché dentro di te hai sempre creduto nella vittoria?
E non immagini quanto sia felice di fare parte della famiglia di Discoradio! Davvero, ogni volta che vado in sede non riesco a togliermi il sorriso a 48 denti, anche perché mi rendo perfettamente conto dell’opportunità che mi hanno dato in mano, a maggior ragione dopo il secondo posto alla prima edizione di Speakerfactory.
Ho riprovato il concorso soprattutto per amore di questo lavoro, non tanto per orgoglio e neanche perché volessi dimostrare a tutti gli effetti la mia “stoffa”, ma soprattutto perché è il mestiere che ho sempre voluto fare sin da bambino e farlo proprio con la Radio che ascoltavo permette di sognare ad occhi aperti.
Quando sei diventato avvocato a tutti gli effetti, hai mai pensato di smettere con la tua carriera artistica o pensavi già che le due cose fossero assolutamente conciliabili?
Onestamente non ho MAI pensato di smettere la carriera artistica; semmai di ponderarla. Quando avevo 20 anni accettavo tutti i lavori, di ogni genere per qualunque emittente senza distinzione rispetto a quelle che erano le mie aspettative e i miei desideri. Sai è un mestiere –quello dello spettacolo- che secondo me necessità sì di una base di talento, ma e soprattutto tanta dedizione, tanta passione, sacrificio e tempo, dato che è una professione che si affina macinando tantissimi kilometri; per questo motivo ogni occasione era buona per crescere: dal concorso organizzato alla sagra del maiale arrosto ad uno spettacolo per una televisione nazione.
Una volta ottenuta l’abilitazione forense, però, mi sono fatto un esame di coscienza ed ho iniziato a valutare solo le possibilità provenienti da realtà che mi permettessero di fare un vero salto di qualità: Discoradio è stata sicuramente una di queste.
Aprendo una parentesi sulla Tv, cosa credi che manchi oggi nel panorama nazionale, per evitare di vedere sempre le stesse cose?
Contrariamente da quanto si dica, per me la televisione italiana è di ottima qualità e soprattutto varietà: se ci pensi abbiamo sia prodotti editoriali di grande approfondimento (inchieste, talk, interviste, dibattiti) che seguo sempre con passione, così come programmi leggeri ai limiti del cosiddetto “Trash”. Che poi cosa vuol dire trash? Popolare? Dai grandi ascolti?
Dopo una giornata di lavoro, magari stressante, pensante e faticosa, non tutti –giustamente- hanno voglia di vedersi un reportage di approfondimento sulla crisi del cacao in Zimbabwe, anzi si è più propensi a farsi due risate, anche ignoranti, con un programma leggero e che per gioco si prende sul serio: quindi viva i reality, i talent e i salotti del chiacchiericcio.
Però se dovessi trovare un difetto credo alla televisione generalista, un po’ per ragione di ascolti e un po’ per esigenze di produzione, manchi il dono della sintesi che invece caratterizza le produzioni di Sky e Netflix.
Gli show serali della generalista sembra facciano a gara a chi finisce più tardi, mentre sul satellite, o sul web, la puntata dura 45 minuti e la si piò vedere dove e quando si vuole, il tutto con un taglio molto veloce e di sicuro impatto comunicativo.
Da sempre amo la fascia serale, quella che accompagna a casa. Permette di far rilassare e divertire il pubblico dimenticando i problemi della giornata o esaltando le gioie che si sono vissute.
Ringraziamenti e ispirazioni. Hai voglia di fare qualche nome?
Parto con una lista infinita di ringraziamenti stile finale di Sanremo, tanto per tornare alla domanda di prima?
Ad oggi mi sento di ringraziare dei maestri, dei capi e degli amici che mi hanno sempre supportato e coinvolto ad ogni occasione: penso in primis a Walter Pizzulli e Matteo Epis che mi hanno spronato a riprovare l’esperienza di Speakerfactory (ed avevano ragione!), per ri-tentare di entrare nella squadra di Discoradio; ringrazio te che oltre ad essermi amico sin dai tempi di La3 TV, mi hai sempre coinvolto in ogni tua iniziativa (se ti imbarazza puoi toglierla questa risposta!); ringrazio lo Studio dell’Avv. Sara G. Cella, dove lavoro tutt’oggi, perché mi permette di coltivare la mia passione per il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, senza rinunciare ad essere un Avvocato in continua evoluzione professionale. Infine ringrazio Alberto e Gloria, miei amici di lunga data, perché sono stati loro a convincermi a fare il casting in occasione della prima edizione di Speakerfactory che poi mi ha portato a Discoradio.
Ultima domanda: quella che dà il nome alla rubrica.
Quando ancora non lavoravi come avvocato e puntavi tutto sulla carriera artistica, cosa rispondevi a chi ti chiedeva alludendo al futuro… “e poi cosa fai”?
Senza alcun sarcasmo rispondevo: “…poi presenterò Sanremo!”
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