Il diritto alla dignità: quando la libertà di espressione diventa cyberbullismo

Il diritto alla dignità: quando la libertà di espressione diventa cyberbullismo

Un detto popolare suggerisce che la saggezza quotidiana aiuta ad affrontare la vita, in contrasto con la realtà distorta del mondo virtuale. Internet, inizialmente concepito per colmare il vuoto della solitudine, è diventato un terreno fertile per la diffusione di giudizi inopportuni. La libertà di espressione, garantita dall’articolo 21 della Costituzione italiana, non autorizza la violazione della dignità altrui. La rete, infatti, pullula di “esperimenti sociali” mascherati da piattaforme di cyberbullismo, come Sarahah o Thiscrush, che sfruttano l’anonimato per alimentare odio e violenza. L’esempio di Annalisa Minetti, vittima di attacchi online crudeli e offensivi, ne è una triste dimostrazione. Questi commenti, che mettono in discussione la sua scelta di maternità a causa della cecità, rivelano una profonda mancanza di sensibilità ed empatia. La cecità, infatti, compromette la vista ma non le emozioni, né la capacità di amare e crescere dei figli. A differenza degli aggressori anonimi, Annalisa Minetti incarna una forza di volontà e un amore materno che dovrebbero essere di esempio. La libertà individuale termina dove inizia quella altrui: prima di esprimere giudizi superficiali e offensivi, sarebbe opportuno un esame di coscienza e una disintossicazione dai social media, per ritrovare un po’ di umanità e rispetto per il prossimo.