Il bambino nel vento di Guccini come il bambino con la magliettina rossa
Auschwitz di Francesco Guccini, conosciuta anche come la Canzone del bambino nel vento, è forse la canzone più nota ed importante in Italia sul tema dell’Olocausto.
Scritta nel 1967, Auschwitz ha un piccolo protagonista che, in prima persona, narra la sua breve storia. Deportato nel campo di concentramento, il bambino viene subito ucciso. Di lui, passato per il camino, non rimane altro che polvere, che vola nel vento.
Il bambino, incredulo, si domanda quando l’uomo imparerà a vivere senza ammazzare. Solo allora il vento si poserà.
“Son morto con altri cento
Son morto ch’ero bambino,
Passato per il camino
E adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz c’era la neve,
Il fumo saliva lento
nel freddo giorno d’inverno
E adesso sono nel vento.
Io chiedo come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento .
Io chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà”.
Chissà se Aylan, quell’altro piccolo bimbo siriano con la magliettina rossa, pensava le stesse cose del bimbo ebreo, guardando dall’alto il suo corpicino che giaceva senza vita a faccia in giù riverso sulle spiagge turche che l’onda aveva posato.
Destino di morte per entrambi. Vittime innocenti della cattiveria umana.
Il bimbo ebreo nel 1944, il bimbo siriano nel 2015.
La giornata della memoria è un pezzo di storia tragica ed agghiacciante che non si può cancellare ma che almeno ogni giorno ci dovrebbe ricordare quali errori non ripetere, quale valore abbia la vita.