San Valentino: una ricetta per coltivare l’amore tutto l’anno

San Valentino: una ricetta per coltivare l’amore tutto l’anno

Scegliere l’emozione giusta per San Valentino è una sfida, persino per le coppie più affiatate. Questa giornata, carica di promesse, appuntamenti e doni, rappresenta un appuntamento cruciale, un vero e proprio termometro per misurare l’amore che ci circonda. Tuttavia, la sua importanza non dovrebbe limitarsi a un solo giorno all’anno. A Natale celebriamo la famiglia, ma San Valentino dovrebbe essere dedicato all’amore di coppia, risvegliando la sensibilità anche in chi è alla ricerca dell’amore. In questa atmosfera, tutti diventano romantici, desiderosi di creare momenti speciali. Tra queste espressioni d’affetto, la sorpresa gioca un ruolo fondamentale: un evento inaspettato che scatena un’emozione intensa, seppur breve. Questo “effetto sorpresa”, come un motore che avvia un meccanismo, ci porta verso la gioia o la rabbia, a seconda della natura dell’evento e della nostra reazione. Ci scuote dalla routine quotidiana, arricchendo la nostra prospettiva e la nostra capacità di progettare il futuro. Qualsiasi esperienza sorprendente amplifica la nostra capacità di apprendimento, rendendoci più ricettivi. In quei momenti, i nostri sensi si affinano per imprimere l’attimo nella memoria. San Valentino, dunque, diventa una festa significativa solo se usato nel modo giusto: coltivando le sorprese come nutrimento per l’amore. Dovremmo ripetere regolarmente gesti affettuosi, confermando la nostra volontà di amare, non limitandoci a un solo giorno all’anno. Il nostro cervello, infatti, impara rapidamente a creare abitudini, e quella di rendere sorprendente la quotidianità è un’abitudine preziosa. Usiamo questa festa per scoprire quanta capacità d’amare possediamo e di quanto amore abbiamo bisogno per la nostra felicità. Pensiamo all’amore come a un farmaco a rilascio prolungato: una piccola dose quotidiana per arrivare a San Valentino senza un’ansia eccessiva, evitando così acquisti impulsivi dettati da una “fame” d’amore insoddisfatta.