Un Congresso di ipocrisia: il fallimento della regressione familiare

Un Congresso di ipocrisia: il fallimento della regressione familiare

Annunciato con la spettacolarità di un blockbuster hollywoodiano, il XIII World Congress of Families si è rivelato un raduno di obsolete convinzioni, una simulazione di valori tradizionali che ignora il progresso. L’insistenza sulla “famiglia tradizionale” rivela la difficoltà di accettare il cambiamento quando si è aggrappati a una menzogna rassicurante, più grande della paura che la verità, nonostante i tentativi di negarla, genera. La libertà di scelta personale è un diritto inalienabile, ma non deve mai limitare la libertà altrui. La libertà è una conquista umana, una scelta intima, un dono prezioso che non va sprecato. Le emozioni non conoscono stereotipi, vivono libere in ogni individuo; coloro che non riescono ad apprezzare la felicità altrui hanno bisogno di guarigione, educazione, non di incarichi governativi. La parola “famiglia” deriva dal termine osco “faama”, che significava “casa”. La casa, il luogo dei sentimenti, dei ricordi, dell’amore e della protezione, non è un destino imposto, ma una scelta naturale, indipendente da legami di sangue o orientamento sessuale. Anche chi vive solo o con i propri animali ha diritto a sentirsi parte di una famiglia. La vera natura umana risiede nella capacità di costruire, non di distruggere; la stupidità, specie quella xenofoba, causa sofferenza e morte, alimentata dalla paura dell’altro, un’esperienza non scelta, nè sinonimo di inferiorità. Ricordo ad Alessandro, l’evangelico palermitano dalla dubbia stabilità mentale, e a tutti coloro che nutrono ignoranza e pregiudizio, che l’autenticità non va nascosta. Condanno le donne e le madri che sostengono cause che le danneggiano, le cui menti sembrano inquinate dalla plastica che contamina i mari, e gli uomini che, privi di visione, non riescono a superare i propri limiti mentali. L’Italia, terra di grandi menti, oggi vede molti autoproclamarsi intellettuali, politici e salvatori, ma sono spesso solo abili oratori. È allarmante che in quest’epoca si continui a discriminare e stabilire ruoli, soprattutto quando le istituzioni governative patrocinano eventi che violano la parità dei cittadini. Per estirpare questi mali, suggerisco la sterilizzazione dei responsabili, per assicurare un futuro migliore. Invece di progredire, regrediamo. Presto, forse, sentiremo gridare “Wilma, dammi la clava!”. Dobbiamo avere pietà per i vivi, specie per chi non conosce l’amore.