Oscar di Montigny, etica ed economia vanno a braccetto, per il bene della collettività
Come fare per far capire al mondo che bisogna allargare la propria visione e cercare una prospettiva arricchente, migliorativa, inclusiva?”
Inizia così la descrizione di Oscar di Montigny sul suo sito. Ed in effetti è sulla base di questa domanda e nella ricerca della sua risposta che l’esperto di Innovative Marketing e ideatore dei principi della Economia 0.0 spiega la sua visione di una economia che possa coniugare business e management con filosofia, arte e scienza.
Come si possono sposare due aspetti all’apparenza così diversi? Business, denaro, AVERE; filosofia, arte, ESSERE. Non stridono i due valori?
Sì, all’apparenza stridono perché siamo stati educati a farli stridere ma in realtà non c’è attrito. L’economia, così come recita il vocabolario significa “arte di amministrare le cose della famiglia e dello stato”, quindi è un’arte. L’arte a proprio modo ha prodotto ricchezza, bellezza e tutt’oggi è un investimento. E’ tutto correlato.
Siamo stati abituati a pensare a compartimenti stagni ma non è così. La differenza sta nella consapevolezza che non lo sia. Se posso avere un piccolo merito è il tentativo di continuare a ribadire questa interrelazione e correlazione.
Non sono stridenti bensì complementari.
E’ per ribadire questa correlazione che nasce il progetto BYE YOUR ESSENCE?
Bye Your Essence una società benefit a cui aderiscono una 30ina di persone, che recepisce nel proprio statuto la volontà di essere impattante sulla società in maniera costruttiva.
Incarna la volontà di recitare attivamente questo ruolo nella società cercando di lavorare nella dimensione imprenditoriale, nel privato, in quella pubblica e in quella nel mondo dei giovani facendo attività di divulgazione e informazione, di educazione, prestando consulenza e realizzando anche progetti propri.
L’obiettivo è di impattare, di ricordare al mondo l’importanza di avere un orientamento in ciò che quotidianamente si fa e di cercare di fare il meglio che si può. Ciascuno lo può fare nella sua sfera di influenza.
Sostanzialmente si compiono azioni in maniera profittevole ma che producano vantaggio per l’insieme andando ad affermare l’idea di profitto giusto in quanto contributo (right profit).
L’intento è quello di creare un movimento che affondi le proprie radici nel desiderio di incarnare “un nuovo eroe”.
E proprio su questo concetto è nata la trasmissione “Il tempo dei nuovi eroi” su Radio Italia (mercoledì alle 23.00) e su Radio Italia TV (giovedì alle 22.20), giunta quest’anno alla sua terza edizione.
Come sta andando il programma?
Il programma è su una radio che fa musica e concerti e quindi avere scommesso su una trasmissione di contenuto è stato un rischio di impresa.
Non sapevo come lo avrebbe accolto il pubblico e invece è stato fantastico, fin dalla prima edizione. Tant’è che siamo giunti ad una terza edizione.
Abbiamo gente che ci scrive per proporre la propria storia oppure -ancora più bello-, ci segnalano persone e questo è già un riscontro sull’efficacia e la bontà di quanto stiamo facendo.
Intervistiamo anche ospiti noti, per esempio Ermal Meta. In tanti hanno colto l’intensità dell’intervista. Si tira fuori qualcosa di diverso dalle solite interviste. Riusciamo a dare voce alla normalità e a trovare nella notorietà delle sfumature nuove. Siamo contenti del successo che stiamo ottenendo. Prossimamente avremo Ultimo e Daniele Silvestri.
Per lei Oscar, chi sono i nuovi eroi?
I Nuovi eroi sono tutte quelle persone normali – senza grandi atti di coraggio- che hanno compreso l’importanza di voler recitare un ruolo attivo nell’essere protagonisti di questo tempo e nel prendersi carico delle responsabilità non solo nella propria vita ma nell’insieme, sulla collettività.
Il Nuovo Eroe non è necessariamente chi fa un atto benevolo, ma un atto finalizzato al miglioramento dell’insieme, il bene della società, all’interno della quale si assume un impegno in maniera attiva e dal quale tutti traiamo benefici.
Nel suo Curriculum professionale non manca l’esperienza accademica in università e addirittura nelle scuole medie inferiori. Ai giovani adulti è più facile spiegare il concetto etico unito a quello economico, ma come riesce a spiegarlo a dei ragazzini di 12 anni?
Racconto le stesse cose che racconto agli adulti e le comprendono perfino meglio perchè sono meno strutturati. Lo scopo è quello di contribuire alle loro vite affinché possano partire con un vantaggio e auspicabilmente senza delle zavorre.
C’è mai stata una domanda da parte di questi 12enni che l’ha stupita?
La domanda più ricorrente è: “Quindi domani che cosa devo fare?”. Grande spunto di riflessione, no?