CINEMASPETTACOLO

Garrone fa rivivere la favola di Pinocchio: Roberto Benigni da “l’anima” al racconto dei racconti!

Ci siamo forse il Film più atteso del 2019 sul finire di quest’anno l’attesa è finita. Il 19 dicembre uscrà in tutte le sale cinematografiche italiane: Pinocchio di Matteo Garrone reinterpretato dal premio Oscar Roberto Benigni. A dare vita a uno dei racconti per l’infanzia più celebri ci saranno Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini, rispettivamente il Gatto e la Volpe, Gigi Proietti che interpreterà Mangiafuoco, Marine Vacht la Fata e il giovanissimo Federico Ielapi nel ruolo di Pinocchio. Tra gli interpreti anche Roberto Benigni, figura sicuramente da attenzionare poiché dopo aver realizzato il lungometraggio dedicato al burattino senza fili nel 2002 in veste di regista e di protagonista, questa volta torna sul grande schermo nel ruolo di Geppetto: “Un grande personaggio, una grande storia, un grande regista: interpretare Geppetto diretto da Matteo Garrone è per me una delle più grandi forme di felicità” – ha affermato l’attore toscano premio Oscar in un’intervista. Ho disegnato il primo storyboard del film quando avevo solo 6 anni”ha dichiarato Garrone la scorsa estate alle Ciné – Giornate di Cinema. E dopo anni di attesa, l’autore romano è riuscito a portare a compimento il suo sogno. Una vera scommessa, dal momento che – tranne l’indimenticabile sceneggiato televisivo di Luigi Comencini, nel 1972 – le precedenti riduzioni non sempre si sono rivelate un successo.

Quale migliore storia se non quella di Pinocchio per descrivere il nostro tempo? Gli uomini imbroglioni che fanno di necessità virtù (di sopravvivenza), quelli che si beffano anche dei bambini pur di arrancare, quelli soli che hanno per compagnia unicamente oggetti privi di vita. Fermi tutti però, il Pinocchio di Matteo Garrone – in sala dal 19 dicembre con 01Distribution – non è un film sull’attualità o sulla nostra società. Non ha nessun riferimento corrente. Parte però con tutti i buoni propositi, essere un film per i bambini di oggi, per fare scoprire loro una favola senza tempo, e per i bambini di ieri, i grandi di oggi che sono disposti a lasciarsi alle spalle per quasi due ore il loro presente. Il Pinocchio di Garrone è un film in cui le allegorie tra giusto e sbagliato, verità e menzogna sono tante ma sono ben nascoste dalle maschere e dagli effetti speciali, perché alla fin fine è questo l’aspetto che più si ricorderà di questa sua parentesi cinematografica: la ricerca estetica impeccabile. E poi c’è lui il Pinocchietto super più già Roberto Benigni non solo con il supo amore per un figlio anche se un burattino ma a quel “Padre Geppetto” ecco quali sono state le sue parole: “Giuseppe e Geppetto hanno entrambi figli che gli scappano di casa, muoiono e risorgono. Sono due grandi padri e anche io avevo fatto un padre ne La vita è bella, in quel caso dicevo la più grande bugia a fin di bene, ero pinocchietto io. Mi sono legato proprio a questa storia d’amore tra padre e figlio. Geppetto è un personaggio iconico, universale, ci si riconoscono tutti. Avevo già detto di sì a Matteo prima che mi proponesse il film, in pratica. Se capita un personaggio così, nella vita artistica di un attore, non si rifiuta certo. Ho lavorato, sono ‘invecchiato’ apposta per la pellicola. Quando Garrone mi ha fatto vedere la prima foto dal set, sembravo mio nonno. È uno dei più grandi registi che conosca. Certo, somiglia a un pittore, ma non dimentichiamo che con le immagini sa soprattutto raccontare. Mi ha incantato. Sul set era con le antenne sempre alzate, era come se scrivesse il film con la biro giorno per giorno, seguire le sue indicazioni è stato naturale. La povertà di Geppetto è la madre di tutte le ricchezze, quella povertà non solo ‘dignitosa’, ma talmente estrema che ti fa sembrare un miracolo la vita, e la scena della trasformazione di Pinocchio significa il massimo della ricchezza: guadagnare la vita. Una vera cornucopia. E poi c’è Chaplin, il più grande Geppetto e Pinocchio di sempre. Mi sono ispirato a lui per le scene del formaggio e dell’osteria. Pinocchio ci conquista come Amleto, Don Chisciotte, L’Iliade o la Divina Commedia. Nasce puro e pensa che non ci sia il male nel mondo. È come il mare, ci avvolge e ci conquista con i suoi insegnamenti diretti e indiretti. Ma la sola trovata del naso che si allunga per le bugie vale mille superpoteri di Batman e dell’Uomo Ragno”.  C’è una cura devota nella ricerca delle facce giuste, negli scenari che chiunque abbia letto Pinocchio ha immaginato, nei dettagli dei costumi, del trucco (impressionante il legno con cui è costruito il bambino), degli effetti speciali artigianali, come lo erano stati ne Il racconto dei racconti, e utilizzati con grande parsimonia, ovvero solo quando narrativamente necessari.

In questa cura c’è tutto l’amore e la reverenza che Garrone ha verso il testo di Collodi, il suo perfetto equilibrio nel dosaggio degli elementi narrativi e nella caratterizzazione di personaggi che sono diventati archetipi, verso quell’ingranaggio drammaturgico che vede il percorso di iniziazione alla vita di un burattino che sogna di diventare un bambino (e dunque un uomo) vero dipanarsi per corsi, ricorsi e inciampi, sempre due passi avanti e uno indietro, con un andamento ad elastico sempre pronto a ritornare bruscamente al punto di partenza, proprio quando sembrava così vicino al salto evolutivo.
Gli interpreti son perfetti: Benigni trattenuto e straziante (come già il Nino Manfredi del Pinocchio televisivo di Luigi Comencini), il piccolo Federico Ielapi minuto ma tosto, sempre in equilibrio fra intraprendenza e desiderio di appartenere, disobbedienza e lealtà. Il poster ufficiale, così come le prime immagini del trailer chiariscono che questo Pinocchio vuole essere molto vicino alla versione originale del libro di Carlo Collodi. Il film di Garrone è una coproduzione internazionale Italia/Francia, è prodotto da Archimede con Rai Cinema e Le Pacte, con Recorded Picture Company, in associazione con Leone Film Group, con il contributo del MiBACT – Direzione Generale Cinema – e di Eurimages, in associazione con Unipol Banca, con il sostegno di Regione Toscana – Toscana Promozione. Le vendite internazionali sono curate da HanWay Films. Non ci resta che andare a vedere questo che già è stato definito dagli addetti ai lavori un capolavoro di emozioni al fulmicotone e immedesimarci nella metafora della vita del personaggio di Pinocchio od in quello di Geppetto un padre che accoglie sempre e comunque il suo figliol prodigo.

Buona visione e buone emozioni a tutti.

Armando Biccari

Mi chiamo Armando Biccari ho origini pugliesi sono un giornalista ho lavorato e lavoro lavoro per diverse Testate giornalistiche online e Carta Stampata, e Radio TV ho vissuto in diverse città Italiane Genova, Venezia, Prato Macerata. Tra le mie passioni ci sono oltre al Cinema la comunicazione musicale Sociologia dei New Media Audiovisivi Televisione, e la comunicazione scientifica e tutto il resto...