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“Mi sono rotto”: Un’intervista con la Combriccola Artistica

Un’inaspettata sinergia, nata da una coincidenza fortuita, ha unito Claudio Lauretta, Davide De Marinis e Andrea Agresti nel progetto musicale “Mi sono rotto”. Il comico e speaker radiofonico Lauretta descrive il brano come una dichiarazione non polemica né negazionista, ma semplicemente un grido liberatorio rivolto al virus che ha stravolto le nostre vite. Agresti, De Marinis e Lauretta, artisti apprezzati dal pubblico e dai media, creano, dopo il successo di “Andrà tutto bene”, un nuovo pezzo – definito da Agresti un “Lato B” – che rappresenta con ironia l’esperienza pandemica. De Marinis confessa di essere rimasto sorpreso dalla proposta di Agresti, abituato come è a progetti musicali più tradizionali. L’idea, però, ha stimolato la sua creatività, tanto da comporre il brano in sole due ore. “Mi sono rotto” ritrae con humor le nuove abitudini imposte dalla pandemia, senza, come precisano i tre artisti, criticare la politica ma rappresentando un inno di liberazione dal virus. Il brano, seguito del precedente successo “Andrà tutto bene”, che ha permesso di donare due respiratori al reparto pediatrico dell’Ospedale Dono Svizzero di Formia, nasce dalla constatazione che la situazione sanitaria non è migliorata. L’idea di richiamare la celebre frase di Pozzetto nel film “Ragazzo di campagna” è nata durante l’ascolto della canzone, spingendo i tre a collaborare per evitare che il brano risulti volgare. Lauretta, con la sua impeccabile imitazione di Pozzetto, completa così il trio. La “rottura” è un sentimento condiviso, ma gli artisti precisano di non poter paragonare la propria esperienza a chi ha subito perdite personali. Per gli artisti, la frustrazione è doppia: la difficoltà di lavorare e la mancanza del contatto con il pubblico, elemento fondamentale per la creatività e la magia dell’arte. Lauretta, definendosi un “animale da palcoscenico”, ammette il disagio causato dalla situazione. De Marinis sottolinea la stanchezza collettiva, mentre l’obiettivo del brano è quello di esprimere un grido di sfogo attraverso la musica, unendo le persone in un’esperienza comune. Le aspettative per il brano sono molteplici: Lauretta spera che non venga interpretato come un inno al menefreghismo, ma come un’ironica rappresentazione della realtà e un ringraziamento al personale sanitario. De Marinis evidenzia la risonanza del brano con chi condivide il medesimo pensiero, mentre Agresti sottolinea la complementarità delle tre personalità artistiche nella creazione dell’opera. Il desiderio finale è quello di poter cantare “Mi sono rotto” fuori dai balconi, per celebrare la fine dell’emergenza sanitaria, come in un rituale apotropaico, con l’auspicio che il virus scompaia per sempre.

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