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Willie Peyote presenta “Mai dire mai (la locura) | CONFERENZA STAMPA

L’ironia per mettere in discussione il nostro mondo: il “grillo parlante” del Festival Willie Peyote è pronto a deviare la variante amorosa con il brano “Mai dire mai (la locura)”. Una scelta, legittimata oggi, giovedì 25 febbraio, in una roundtable giornalistica, per non cadere nella trappola tematica “imperante” di Sanremo, ma anche per una coerenza stilistica che lo rende un artista incasellabile: “mi piace fare rap e unirlo ad altri generi, ma le etichette talvolta diventano gabbie e sprigionano tifoserie che mi fan paura”. Su questo fanatismo, che fa gridare proprio nel testo ad una accezione sarcastica fra itpop e avanguardia capace di far storcere il naso a molti, ha voluto chiarire il cantautore torinese, vertendo proprio su questo impiantamento di bandierine fastidiose per catalogare un’artista, trasformando fenomeni come quello in voga negli ultimi anni a eventi rivoluzionari quando invece rappresentano solo echi del passato. Ma non solo: l’ironia imperversa pure sulla politica, tema caro a Peyote grazie ai suoi studi in Scienze Politiche che vien disegnata nei suoi paradossi in maniera trasversale, colpendo proprio il principio cardine che lega tradizionalmente il Belpaese alla culla della cultura quando invece si è sempre più legato alla fretta del consumismo (con la frase nel testo “riapriamo gli stadi ma non teatri, né live”), ma soprattutto rendendo tutti partecipi del problema, dall’intellettuale al coatto. “Si aspettavano tutti – ammette Peyote – che facessi il solito testo contro il sovranismo ma qui c’è bisogno di capire che la satira è utile per mettere in discussione ciò che ci piace”.

Sanremo, il carrozzone per eccellenza della musica italiana, però è un’eccezione e un trampolino ideale per Guglielmo, sia per essere l’unico palco che dia visibilità alle proprie idee artistiche in questo periodo storico, ma anche per quel ruolo che ha sempre svolto nella sua vita: “io non lo disdegno, anche perché l’ho sempre seguito e infatti lo vivrò pure da spettatore perché farò dei commenti social con degli amici comici, pure per stemperare la tensione e prendere tutto un po’ a scherzo”. Un feeling comunque reciproco con il Festival, testimoniato dagli “ammiccamenti” ricevuti negli anni fino al debutto odierno con un testo scritto alla fine dell’estate e chissà, in un prossimo futuro senza restrizioni: “mi ero promesso di andarci solo una volta, ma siccome voglio vivere il carrozzone sanremese a sto giro toccherà rifarlo!”. Per fortuna però l’artista potrà far crescere l’adrenalina, grazie all’artista che lo affiancherà nella serata delle cover, Samuele Bersani, idolo d’infanzia per la sua creatività ma soprattutto per la sua fusione fra profondità e leggerezza, sulle note di “Giudizi universali”.

Coerenza, dunque, è un po’ il diktat per il rapper torinese, capace di far riflettere con un’ironia tagliente sia in conferenza stampa che sicuramente sul palco dell’Ariston e creare, come si auspica, un senso critico, senza la presunzione di voler cambiare il mondo come Bob Marley…

Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).