Un toccante ritratto di Nada: Recensione di “La bambina che non voleva cantare”

La Rai rievoca l’atmosfera sanremese, offrendo un biopic su Nada, icona musicale degli anni ’70. “La bambina che non voleva cantare” affida il ruolo principale a Tecla Insolia, esordiente al Festival di Sanremo, scelta forse per la somiglianza con la giovane Nada e per la provenienza geografica. Nonostante l’impegno di interpretare un’artista così iconica, e il peso del suo primo ruolo da protagonista dopo “Vite in fuga”, Insolia dimostra sicurezza e talento, frutto anche delle numerose discussioni con la regista Costanza Quatriglio, come emerso da recenti interviste. Quatriglio, infatti, ha sapientemente intrecciato elementi fiabeschi e drammatici, esplorando l’emotività della storia già narrata nel documentario del 2009 “Il mio cuore umano”. Il film si concentra sul conflitto interiore di Nada tra la sua vocazione artistica e le sue fragilità, e sulla profonda sofferenza della madre, Viviana (Carolina Crescentini), magistralmente interpretata. L’opera, più che un film prettamente musicale, crea un’intensa empatia con lo spettatore, culminando in un finale aperto e ricco di pathos, con la madre che si confronta con il proprio dolore di fronte al mare ligure. Lo stile del film è coerente con la tradizione del servizio pubblico, presentando una famiglia tradizionale – dalla nonna amorevole (Nunzia Schiano) al padre silenzioso (Sergio Albelli) – ma affrontando anche tematiche delicate come i disturbi mentali, dai colloqui con gli specialisti alla possibilità di trattamenti come l’elettroshock. La musica, elemento centrale, si presenta come una vocazione innata, evoluzione naturale del talento di Nada, che si sprigiona sia nelle occasioni più intime, come il ricevimento di nozze della sorella (Giulia Battistini), che nei concorsi canori, fungendo da forza di salvezza contro la depressione. L’amore, trattato come elemento secondario, funge da pretesto per il successivo “Amore disperato”, con la scelta sofferta del personaggio di Nora (Daria Pascal Attolini). Grazie anche alla produzione di Picomedia, la Rai propone un prodotto narrativo di alta qualità, intrattenendo il pubblico con un cast eccellente e evocando un passato rurale che sembra appartenere a un’epoca lontana.