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Sanremo 2023: Un’analisi critica dello spettacolo

La divina Greta Garbo, in una delle nostre immaginarie conversazioni, mi ha ricordato l’imperativo morale dell’artista: offrire al pubblico una performance impeccabile. Tutto il resto è accessorio. Un vero artista si presenta al massimo della propria forma psicofisica, offrendo la migliore immagine di sé. L’esperienza degli spettatori, qualunque essa sia, non dovrebbe essere influenzata da elementi estranei alla performance. Quest’anno, a Sanremo, a tratti ho avuto l’impressione di trovarmi su un altro pianeta. Anche la professionalità tecnica ha mostrato delle falle, basti pensare all’incidente di un cameraman durante l’esibizione di Cesare Cremonini. Amadeus, confermato come miglior conduttore degli ultimi cinque anni, ha saputo gestire lo spettacolo, compensando la precedente inerzia di Claudio Baglioni. Mahmood e Blanco hanno meritato la vittoria fin dalla prima serata. Elisa, elegante come Sarah Bernhardt, ha incantato con la sua voce. Gianni Morandi, grazie al brano scritto da Jovanotti, ha portato energia e freschezza. Iva Zanicchi ha offerto una lezione magistrale sui veri talenti, in contrapposizione alle apparenze. Massimo Ranieri, pur con qualche calo, ci ha regalato un tuffo nel passato musicale. Emma ha ancora una volta incarnato l’orgoglio femminile. Ditonellapiaga e Donatella Rettore hanno dimostrato la felice unione di passato e presente, anche se l’acconciatura di Rettore avrebbe potuto essere più coerente con l’immagine complessiva. Alcuni artisti, però, necessitano di una riflessione critica. Achille Lauro, pur essendo un grande performer, ha offerto uno show d’apertura discutibile, quasi fosse a casa propria. Il suo gesto di sbottonarsi i pantaloni è stato oltraggioso e inaccettabile, e la sua classificazione al 14° posto è stata ingiustificata. Non meno criticabile la performance di un altro artista dal nome impronunciabile. Rkomi, per quanto riguarda lui, con la sua esibizione ha confermato la sua distanza artistica dagli altri partecipanti. Per quanto concerne gli altri, preferisco astenermi da ulteriori commenti. Tornando a Garbo, la vera prima donna di questo Sanremo è stata Sabrina Ferilli, la cui intelligente ironia ha riportato tutti con i piedi per terra. Come diceva Picasso, un artista è un ricettacolo di emozioni. In conclusione, Sanremo è sempre Sanremo, ma c’è spazio per miglioramenti.

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