LIBRIUNO SGUARDO SU...

“I guardiani delle aquile” di Maria Elisabetta Giudici | RECENSIONE

Le responsabilità irrobustiscono i caratteri. Ignorarle significherebbe inciampare nei sensi di colpa, se si ha coscienza. Mantenere, poi, la parola data come pegno del proprio onore, della propria onestà, è una questione di senso del dovere che risponde alla legge del rispetto. L’umano senso della responsabilità, che spegne il rumore delle sciocchezze, mette a tacere le chiacchiere che portano fuori strada. Se si ha troppe cose da cui proteggersi, da perdere, per riprendersi un pezzo di vita incancrenita da ferite di dolore, di sofferenza, di rifiuti, sarebbe meglio non sentirsi inadeguati dinanzi a quei colpi di scena che fanno del gioco un azzardo troppo rischioso. Ogni giorno potrebbe essere apparentemente uguale agli altri, ma se ci si ascolta un po’ di più, e forse anche meglio, si potrebbe scoprire il significato dei tumulti emotivi. A questi bisognerebbe dare un ordine per mantenersi solidi, in equilibrio anche quando tutto sembra un rullare di qua e di là. Ecco, quindi, che la responsabilità ci issa su qualcosa su cui dobbiamo camminare, pur stando attenti, a naso, a sensazioni, a valori. L’esistenza ci serba sempre delle sorprese, buone o cattive, respirarne l’odore o il tanfo dipende da noi, da quanto ci mettiamo in gioco senza artefici.

In I guardiani delle aquile di Maria Elisabetta Giudici viaggi per mare e per terra, nell’oceano e nelle lande dei deserti inospitali, per un forte senso del dovere che spinge Tristan Ek, il protagonista, a lasciarsi dietro dolore e colpe che non ha. Tutti hanno un segreto, se lo stesso è però nelle mani di molti, il pericolo è grande e la responsabilità di conservarlo è superiore. In una guerra di spie tra Russia e Gran Bretagna, nell’800, Tristan è all’inseguimento di una promessa fatta che lo porterà nelle steppe dell’Asia centrale. Qualcuno con lui si porta il mondo in spalla, consolidando un’amicizia, dapprima timida e poi forte come roccia.

Appassionante, il romanzo. La storia ti resta sulla pelle anche quando hai finito il libro. La scrittura è misurata, evocativa. Splende di sguardi stesi su luoghi ostili o su onde magnanime. La bellezza di posti e racconto cancella i confini affidando al lettore la possibilità di spingersi oltre con l’immaginazione.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.