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Il Pagante a Roma, un grido di normalità grezza nel cuore del clubbing più importante | REPORTAGE

Come in un bolla senza tempo: Roma sceglie l’abito da clubbing più luxury per il ritorno de Il Pagante dopo i mesi più bui della pandemia. Senza fronzoli, né più grandi paure, i giovanissimi della Capitale hanno rivissuto – green pass alla mano – un dj set vecchio stampo dello storico trio milanese nell’immortale e imponente Spazio Novecento all’Eur in un mercoledì di festa, lontano da libri e vicino alle festività di Pasqua. Una scelta audace e di grande crescita per il trio milanese che ha lasciato gli arbori del Piper pre-natalizio di qualche anno fa per trasferirsi in una casa più grande e decisamente più impattante dal punto di vista quantitativo e performante per i suoi 10 anni di carriera.



IL PAGANTE A ROMA: DIARIO DI BORDO DALLA PISTA

Dopo la forte spinta house e reggaeton iniziale per scaldare decisamente i corpi, ci ha pensato all’improvviso nel cuore della notte Eddy Veerus, sprezzante nella sua camicia di jeans e i pantaloni bianchi strappati, da perfetto ragazzo in vacanza “sfascio” e la sua travolgente compagna d’avventura Roberta Branchini con una sobria canottiera nera e jeans a zampa a prendersi la scena di una platea infinita, che ha toccato nelle ultime ore il tasto “sold out”. Mancava solo sul palco adiacente all’area backstage dei tavoli, con un pizzico purtroppo già molto lungimirante , Federica Napoli che, dopo l’addio annunciato sui social dal gruppo milanese per motivi di salute, si è pure presa la febbre poco prima della serata, lasciando così i due già alle prove generali per il futuro del gruppo. Per fortuna non son mancati i colorati ospiti, da quel Ludwig che ha romanizzato ancor di più l’ambiente prima con un un po’ di mixtape e poi con la cover di Supercafone a quel Carl Brave che ha firmato la hit di raccordo “La grande bellezza” coi ragazzi. Tutti uniti, si suol dire, da quegli occhiali neri che brillavano sotto i classici giochi di luci psichedeliche e i flash del pubblico pronto a recuperare prove multimediali di una serata da sballo e a lanciarsi sotto il palco, ma anche da quel fomento che lascia spazio solo a incitamenti dal palco, nemmeno un attimo ai sentimentalismi o dichiarazioni alla platea. Infatti senza nemmeno un attimo di tregua si è armonizzato il purismo del sax al tecnologico autotune dei due cantanti, scandendo in ordine casuale le hit più rinomate, da “La Shampista” a “Settimana Bianca”, fino alle ultime “Gente della Manana” e appunto “Devastante”.

Una performance insomma coerente della sua anima più leggera e grezza ma al tempo stesso travolgente e spensierata di circa un’ora e mezza che ha restituito a Il Pagante finalmente in un ambiente più glamour e mainstream il dono della normalità spicciola giovanile, e al pubblico fra cocktail alla mano, cori da stadio e tanta euforia in pista, un clima “devastante” atemporale di cui forse aveva bisogno, lungi da opinioni decisamente più reazionarie da parte degli adulti e soprattutto da pensieri contorti da “day after”.

Foto: Massimiliano Zanzi


Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).