I Pinguini Tattici Nucleari a Roma: diario intimo e scatenato tra fatica ed euforia | REPORTAGE
Finalmente Roma, finalmente live: i Pinguini Tattici Nucleari (PTN) si sono riappropriati mercoledì 22 giugno di quel mondo “fascettato” dalla scritta “RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI” nel Palazzo dello Sport che li aspettava da quel Marzo 2020 sporcato dal Covid. E lo fanno con una precisione allettante.
Ore 21 e 03: si abbassano subito le luci e viene lanciato il primo singolo della scaletta. Con una puntualità svizzera si sente la voce ampia e vibrata di Riccardo Zanotti, il frontman della boy band che ci ha conquistato tutti con Fuori dall’ Hype nel 2019. Ecco le note di Ridere, primo dei 23 brani scelti per conquistare prima serata sold-out nel Palalottomatica di Roma (Palazzo dello Sport) e di fatto abbiamo riso e sorriso. Perchè questi cinque ragazzi bergamaschi saranno anche dei pinguini ma sanno volare. E volano altissimo, con una presenza scenica degna solo di chi sceglie questo mestiere senza riserva e senza un piano B.
Dalle prime note capiamo immediatamente che metteranno in piedi uno spettacolo non comune dove è mescolato amore, famiglia, sacrifici, delusioni, porte in faccia. E nonostante tutto, come in una famiglia che si sceglie giorno dopo giorno, continuano a restare uniti, attraverso un genere diverso dal solito indie malinconico da gioventù bruciata (e che sia chiaro, ci piace tantissimo!), ma anzi legato a chi ha imparato le dure lezioni rallegrandosene. Ed è questo tipo di Allegria che è stata ieri sera portata sul palco, con gioviale spensieratezza, complicità, freschezza. Perchè “Roma da conquistare è una città difficile” come loro stessi ricordano sul palco, soprattutto quando si parla di Palalottomatica, uno dei Palazzetti più importanti per consacrare o stroncarne la carriera.
Questi PTN, però, superano bene la prova e gestiscono l’inevitabile tensione che risulta invisibile sul palco trasformando l’avventura sonora come qualcosa di intimo. E d’improvviso siamo ad un falò in spiaggia tra amici, dove ci si conosce tutti, c’è un senso di comunità ed appartenenza, dove la comunicazione tra artista e pubblico diventa gentile ed elegante, dove ci si racconta la storia degli ultimi dieci anni con fluidità. Riccardo ricorda le prime esibizioni al Pigneto, locus amoenus per qualsiasi artista che vuole esplorare le tendenze di Roma Capitale. E a proposito di porte in faccia ricorda i primi…Nonono. Si crea un girotondo di anime in cui si intersecano bene le cornici di vita. Sembra quasi che queste cinque anime unite all’unisono, con una confessione a cuore aperto ci stiano leggendo una sorta di diario sonoro e noi ascoltiamo volentieri questo connubio di brani e di storia del gruppo…semplicemente di vita. E nel mentre sul led possiamo tutti sfogliare l’album fotografico di famiglia: le prime abbozzate sale di registrazione dell’hinterland veneto, la locandina del primo spettacolo vicino a un benzinaio di un paesino sperduto nell’ hinterland lombardo. Dieci anni dopo, vicino a quel benzinaio hanno scattato la cover per questo Dove Eravamo Rimasti Tour, a ricordarci che senza radici non si può spaziare liberi nell’aria…”come i pini di Roma che la vita non li spezza” – brano cult di Antonello Venditti che sarà la dedica nel corso della serata a un gruppo di maturandi che sono andati al concerto nonostante avessero la seconda prova scritta. La band nel corso dello show si è autodefinita democratica, tant’è che questa democrazia viene realizzata con il passaggio di testimone tra colleghi negli assoli, com’è accaduto col turno della fisarmonica del gruppo, Elio Biffi, sulle note di Cancelleria, un brano-denuncia che ci ricorda gli eventi storici che hanno sconvolto il primo mondo negli ultimi anni, una storia martoriata da disgrazie ed estreme sofferenze. Con l’autoprodotta umana guarigione che ci fornisce la speranza in situazioni simili ci siamo rialzati, ci stiamo rialzando.
PTN A ROMA: OLTRE GLI ESORDI, L’ODORE SONORO DELL’ESPERIENZA OLTRALPE E GLI OMAGGI
E poi Zanotti ricorda Londra, l’odore della vita di quegli anni, quello del caffè rancito dopo 12 ore di lavoro in caffetteria. La vita avrebbe sempre avuto quell’odore lì? Forse no. E così è stato per il suo futuro. C’è questa spirale in dissolvente ascesa di speranza a cui quasi tutti crediamo, anche i più insicuri…che la vita va inseguita quando anch’essa si ferma in un bar a sapere di caffè rappreso e bruciato, su un assolo di chitarra elettrica di Lorenzo Pasini. Il led che si emoziona con noi, su una foto del padre di Riccardo. Era giovane ed è il classico esempio di “tutto suo padre”, almeno fisicamente. Sì, perchè Zanotti continua a raccontare di come ce l’ha fatta a superare le difficoltà degli anni di Londra nonostante tutto ciò che avrebbe voluto dare alla sua compagna senza potere, nonostante suo padre gli dicesse di andare a lavorare con la cassòla (dialetto bergamasco). Ci racconta di come ha realizzato un sogno rischiando tutto, e forse, i sogni si avverano. Hanno talento questi ragazzi, meritato il successo e ne è valsa la perseveranza nell’Odissea della gavetta in Italia. Siamo giunti dunque alla seconda metà della festa, una festa folk in cui il corpo canoro tra band e pubblico viene ancora di più collaudato con l’avanzamento sulla balaustra centrale che emerge della Sezione Prato e un unico proiettore di luce al centro. I Pinguini ci appaiono subito sostenuti su un iceberg tra il mare di gente pronta ad accoglierli e avviene anche una fortunata surfata sulle persone da parte del frontman, “più fortunata di quella di Blanco” come lui stesso ricorda. Allora le luci diventano più soffuse, il clàp clàp di dita che schioccano e piedi che battono sul pavimento a tempo più insistenti. L’ ambient diventa un chiaro shaker tra le esibizioni di Battiato e Mercury (a cui è dedicato per l’appunto il singolo Freddie). Altra dedica urgente quella a Kurt Cobain, uno degli musicali della band. Eseguita con lucida metamorfosi la cover di Lake Washington Boulevard (Lyrics).
PTN A ROMA, BATTUTE FINALI: TRA SUSHI, CARNIVAL E TETRIS
Dopo aver superato la fase celebrativa, ci accorgiamo che sono gli ultimi momenti clou della serata, tuttavia con una malinconia a cui tramite l’indie siamo diventati amici, i Pinguini non si arrendono. I sushi rolls distribuiti tra il pubblico direttamente da Zanotti per onorare il loro brano Sashimi, uno stratosferico carnival de Caracas con tanto di dj-set sulla cover di Ferma a guardare di Ernia (mancava solo un moijto) ci accompagnano in questo after-party in cui i ragazzi non hanno bevuto, scardinando il mito dell’icona indie del bad boy con i cocktails a vista sul palco. E’ stata una notte bella, calda, viva. Spariscono nel buio di un palco sulle note di Tetris con una dicitura che fa tanto nouvelle vague sul led: The End. Ma “se non metti l’ultima noi non ce ne andiamo”, soprattutto se non finiamo di scrivere sul diario questa notte. Soprattutto non ce ne possiamo andare senza Pastello Bianco. E così che i Pinguini Tattici Nucleari si aggiudicano questo Palalottomatica e si consacrano nella città dell’indie nascente. E intanto noi lasciamo il concerto respirando nella brezza estiva al sapore di rugiada notturna e salsedine portata con il vento sin dal mare con l’idea che la vita, anche quando sa di caffè rancido, può non esserlo per sempre. E per chiudere questa notte sognante, una delle migliori vissute da 6-7 anni nell’universo dell’indie live, a me personalmente, tanto mi basta.
Articolo di Vittoria Francesca Pia Anzivino