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“Anche per te” di Nicolò Madia | RECENSIONE

La benevolenza, all’inizio, crea dei sospetti. Non si è abituati al bene, pertanto ci si mostra diffidenti. Si fa fatica ad accoglierla, si ha il timore di ricevere una fregatura, di essere raggirati per la propria buona fede. Il bene tende sempre una mano ed aspetta. Chi è buono segue l’istinto, aiuta chi è in difficoltà senza pensarci due volte, magari mettendosi anche in una posizione scomoda. Fare del bene è un po’ come bere un bicchiere d’acqua fresca nelle ore torride, non secca l’animo. Capita che chi ha bisogno di un sostegno difficilmente chiede soccorso. Ingolfare gli altri con i propri problemi è una linea che nessuno vorrebbe valicare. Spesso si tace e si va avanti, a fatica. Eppure, l’agitazione che ci scompiglia la si legge tutta negli occhi, nel viso tirato, fiacco, sciupato. Chi ha coraggio chiede. Anche una semplice domanda può essere un’azione audace. A volte si confonde la benevolenza con l’invadenza, terreno sottile che di sbriciola dinanzi alle fragilità umane. Il bene non va spiegato, si fa, si sente. È istinto. 

In Anche per te di Nicolò Madia finisci nella vita dei quattro protagonisti. La loro storia si intreccia inconsapevolmente. Tre donne e un uomo, Claudio, ne hanno di cose da buttare giù. Lui è una figura quasi surreale. È un acuto osservatore, sa leggere dove le maschere hanno nascosto la realtà e Claudio non si fa fregare dalle apparenze. 

La storia ha un bagaglio culturale di significati sociali di spessore. Il libro è scritto bene. È un romanzo breve, ma lo spessore emotivo che lo scrittore riesce a trasmettere è forte. Lo stile è pulito, ordinato. 

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.