LIBRIUNO SGUARDO SU...

“Il meccanico Landru” di Andrea Vitali | RECENSIONE

Fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. Se, poi, c’è di mezzo l’amore le cose si complicano di più. Non si vede quello che si dovrebbe, la portata dei guai la si riscontra quando ormai si è allo scatafascio. Dietro alla fregatura si può nascondere altro. Qualcosa che fa parte dei desideri, delle emozioni, delle possibilità di cambiamento, di un riscatto, di un taglio con il presente in vista di un futuro diverso, florido. Ci si affida, quindi, a chi si mostra protettivo, attento. Dinanzi a persone del genere si abbassano le difese, istintivamente. Ma se dall’altra parte il malintenzionato si nasconde dietro la faccia da gentiluomo, allora è difficile accorgersene. Soprattutto quando questi malfattori sono bravi a carpire la fiducia delle vittime ed a soggiogarle. Chi ha qualche intimo pretesto da raggiungere si lascia condizionare facilmente come pegno da pagare per la buona riuscita dello scopo. Chi, invece, si è fatto abbindolare da parole al miele rimane più sconcertato e incredulo. Fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. 

Il meccanico Landru di Andrea Vitali entri in un sistema di imbrogli concatenati che si estende a più persone, senza sospettarlo neanche. È l’inizio del 1930 quando sei uomini, malvestiti e con la barba lunga, scendono alla stazione di Bellano. Sono meccanici che dovranno montare i nuovi telai elettrici del cotonificio. Con uno di loro montano anche false speranze, reati di diversa natura e una truffa. Quando al cuore non si comanda si rischia di perdere tutto, dignità compresa, per una fiducia mal riposta. 

Il romanzo ha la freschezza di una narrazione che lascia il lettore attaccato alla storia per capire come andrà a finire. 

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.