Un viaggio nella memoria: recensione di “Il fragore del ricordo” di Anna Maria Basso

Un viaggio nella memoria: recensione di “Il fragore del ricordo” di Anna Maria Basso

Alcuni ricordi si aggrappano tenacemente all’anima, diventando parte integrante di noi stessi, del nostro respiro. È l’eco di un amore perduto, mai sopito, alimentato dal silenzio della memoria. Un amore coltivato con tenacia, in solitudine, una forza e una fatica immani, un rifugio e una prigione allo stesso tempo. Il ritorno al passato, pur consapevoli del dolore che persiste, seppur mutato nelle sue sfumature, è inevitabile. La scelta di andare avanti, di costruire il futuro, di salvarsi, è un percorso faticoso, fatto di successi e fallimenti, illuminato dal bagliore di un amore ormai silente. In “Il fragore del ricordo” di Anna Maria Basso, il lettore intraprende un viaggio circolare, un ritorno al punto di partenza dopo un percorso ricco di eventi, silenzi assordanti e frammenti di una memoria che sembra disgregarsi. La necessità di fermare, di fissare quel flusso, diventa imperativa. Scrivere per dare forma ad una storia, per dare un senso ad un’esperienza sospesa nel tempo. Lara, una giovane neurologa originaria della Basilicata, scopre nella casa estiva della nonna a Maratea, un diario in cui l’anziana Adelina ha narrato la sua vita prima che la malattia le rubasse i ricordi. Un’esistenza intera descritta nei suoi sogni, nelle sue aspirazioni, nelle sue sofferenze, e nel suo grande amore. Il romanzo possiede la fragranza del pane appena sfornato: genuino, autentico, profondamente commovente. La scrittura, sincera ed emozionante, coinvolge il lettore, lo immerge nelle pagine, facendogli assaporare le emozioni e riconoscere l’incommensurabile valore della memoria.