L’evoluzione dello stile: dalla crinolina al “big booty”

L’evoluzione dello stile: dalla crinolina al “big booty”

L’abbigliamento, lungi dall’essere un semplice vezzo estetico, funge da specchio fedele della società, riflettendo epoche intere e prefigurando il futuro. L’influenza di grandi stilisti sulla cultura contemporanea è innegabile, un’eredità plasmata soprattutto dal contributo femminile. Pionieri come Elsa Schiaparelli, con il suo prêt-à-porter, e Cristóbal Balenciaga, hanno liberato il corpo femminile, aprendo la strada a rivoluzioni stilistiche. Coco Chanel e Madame Grès, a loro volta, hanno sapientemente intrecciato creatività artistica e movimenti culturali come il Dadaismo e il Surrealismo. Molti capi d’abbigliamento moderni, dai maglioni multistrato alle diverse tipologie di scollatura, sono simboli di profonde trasformazioni sociali che hanno plasmato il mondo contemporaneo. Tuttavia, la storia della moda non è una semplice ripetizione di modelli, bensì una continua dialettica tra innovazione e tradizione. Per ogni “eroe” che introduce una novità radicale, un “antieroe” ne rivendica il ritorno alle origini. La moda stessa nasce da questo scontro, un mezzo di espressione per entrambi. Nel 2023, mentre la digitalizzazione incarna l’eroe, la nostalgia rappresenta l’antieroe, un’aspirazione al passato evidente nelle frasi comuni come “prima si stava meglio senza internet” o nella proliferazione di contenuti nostalgici sui social media, che evocano gli anni 2000 o rivisitano classici come Beethoven in chiave hip hop. In un’epoca di omologazione e standardizzazione, stilisti e artisti trovano ispirazione nella nostalgia, rendendo la moda un ciclo continuo, sebbene cambia la prospettiva. Nell’Ottocento, l’aspetto esteriore di una donna rifletteva lo status sociale del marito, con abiti realizzati su misura da sarti. La produzione in serie era inesistente, anche se modelli simili venivano riprodotti. Tuttavia, Charles Frederick Worth rivoluzionò la sartoria verso la metà del XIX secolo, introducendo due elementi fondamentali dell’alta moda: la modella e la pubblicità. Utilizzando sua moglie come testimonial, Worth lanciò abiti semplici ma eleganti, caratterizzati dalla crinolina, un’impalcatura che conferiva volume alla gonna, simbolo di ricchezza. Migliorando il comfort con tessuti come tulle e seta, Worth creò, nel 1864, la tournoure, antenata del “big booty” contemporaneo, esagerando le curve femminili. Fu il primo stilista a firmare i suoi capi, esibendoli in vetrine e sulle modelle. Sebbene la sua visione della donna come ornamento fosse destinata a evolvere, grazie all’opera di Chanel e altre figure chiave, Worth segnò un passaggio cruciale, gettando le basi per la moda moderna, dove estetica, comportamento, imprenditorialità e spettacolo pubblicitario si fondono. La maison Worth, oggi rivalutata grazie alla collaborazione tra il designer italiano Giovanni Bedin e l’imprenditore indiano Dilesh Mehta, dimostra come la sua eredità continui a ispirare creazioni contemporanee. Per approfondire questa affascinante rivoluzione culturale, si consiglia il libro “Instant moda” di Andrea Batilla.