Marco Ligabue ci racconta “Nel metaverso con te”
“Nel Metaverso con te” è il singolo che segna il ritorno musicale di Marco Ligabue.
Dopo l’enorme successo del libro “Salutami tuo fratello” (alla sua terza ristampa), il nuovo singolo non solo apre il nuovo tour ma celebra i 10 anni dal debutto come solista. In un mondo dove le uniche novità attrattive sembrano quelle del mondo tecnologico, Marco prova a immaginare come sarà l’evoluzione dei sentimenti e delle relazioni.
Godetevi l’intervista, ne vale la pena!
“Marco durante il lockdown sei stato particolarmente attivo sui social, ti sei divertito molto vedo! Era la prima volta che ti avvicinavi a questo mondo o è stato un approfondimento dovuto alla distanza forzata?”
Sono uno che fa tanti concerti, sempre in giro, non ho mai avuto molto tempo da dedicare ai social. Obbligato a casa ho scritto un libro e si, sono stato molto più attivo nella creazione e condivisione di contenuti social.
Li ho trovati un modo per avere leggerezza, in un periodo pesante come la pandemia, e per stare a contatto con gli altri. Mi sono scatenato con Instagram e Facebook, ho scoperto Tik tok e mi sono divertito con dei video matti. Tiktok nello specifico la trovo una piattaforma che permette maggiormente di tirare fuori la vena ironica.
Si percepisce molto il divertimento! Dai video dove tutti ti fermano per dirti “Salutami tuo fratello eh!” a quelli dove tua madre gioca a carte con un visore di realtà aumentata. Secondo te è stato questo utilizzo maggiore dei social a farti riflettere sullo scenario futuro delle relazioni virtuali e ad ispirare “Nel metaverso con te”?
Tutto è partito da un dubbio. Ho un figlio di un anno e mezzo e una figlia adolescente quindi ho pensato: come sarà, tra 15 20 anni, un mondo che sembra interessato solo alle nuove tecnologie? Che fine faranno le relazioni romantiche, l’amore carnale e passionale? Saranno emozioni sostituite totalmente dal virtuale, o manterremo qualche certezza?
La prospettiva mi ha affascinato e inquietato allo stesso tempo, quindi ho cercato di esorcizzare con un brano ironico e grottesco. Nella canzone dico “nell’universo cerchiamo un posto“, perché non so dove e come avrò un mio posto in questo nuovo mondo. Ma basta che ci sei tu, inteso come qualcuno che ami accanto, e spaghetti e mambo, intesi come punti fermi e certezze.
Ho ritrovato con piacere nel video di “Nel Metaverso con te” la rappresentazione visuale carica di simboli, tipica dei video musicali italiani. Racconta una storia con ironia e simpatia, rendendo semplice e leggero un concetto complesso e critico. Forse nei video musicali di oggi manca tutto questo a volte, in favore di visual o video facilmente replicabili su Tiktok. Pensi che questo possa essere una perdita per l’identità della musica italiana o sia solo un’evitabile evoluzione?
Penso sia una questione su cui incidono tanti fattori. Una volta si usciva con poche canzoni e tanti soldi per sviluppare una buona produzione video. Per dare peso massimo alla canzone si cercava di fare un video che doveva poi andare sui canali televisivi. Ad oggi esce anche una canzone al mese quindi fare tutti questi video, sia a livello di budget che operativo diventa complicato. Si vira sui visual anche perché il videoclip è complicato davvero.
Ti spiego, nella canzone tu esprimi e racconti qualcosa con diverse sfaccettature. Nel video non puoi fare la descrizione didascalica della canzone, si parla di una riconcettualizzazione, di trovare una chiave di interpretazione della canzone. Trovare sempre una formula originale per esprimere una canzone non è semplice. A me piace ma penso che in futuro vedremo sicuramente più canzoni e meno video, i video magari saranno dedicati a un singolo in particolare. I canali poi cambiano, con le piattaforme streaming si ascolta più che guardare, quindi a volte perde di forza il senso del video.
Il video di “Nel Metaverso con te” ha un gusto nostalgico ma anche ironico, tende a sdrammatizzare molto e anche a sperare che questo mondo virtuale non sia troppo male. Era questo che volevi trasmettere?
Esatto, vuole essere divertente nell’esorcizzare una situazione che a tratti preoccupa a tratti affascina. Alla fine sia la canzone che il video rappresentano l’idea nell’andare nel Metaverso con una speranza, mezzi consapevoli e mezzi scappati di casa.
Marco ti vedremo in tour a breve?
Faccio canzoni e mille progetti proprio per andare sul palco! Ho fatto 750 appuntamenti in questi 10 anni e ora parto il 2 di Aprile con un doppio spettacolo in tutta Italia.
Uno il mio classico, due ore di live con una super band, il “Tutto bene tour”.
Parallelamente parte il tour relativo al libro “Salutami tuo fratello”. Ne ho fatti un centinaio negli ultimi due anni ma continua ad essere richiesto, quindi torno insieme ad Andrea Barbi in una performance di racconti, aneddoti e piccoli monologhi tratti dal libro. Il tutto ovviamente accompagnato da canzoni in acustico. Si tratta di uno spettacolo più intimo.
A proposito del libro “Salutami tuo fratello” che ha avuto e sta avendo tantissimo successo, com’è stato scriverlo?
Una bella sorpresa, il libro sta andando avanti e non me lo aspettavo. Alla fine la musica viene consumata in breve tempo, il libro invece ha vita più lunga e dopo due anni continua ad avere successo. L’ho scritto durante il lockdown, al compimento dei miei 50 anni.
Parliamo di un’età in cui fai i conti, ti chiedi: cosa ho combinato fin qui? Perché non scrivere un diario?
Mi sono detto proviamo con un racconto, ci ho preso gusto e ne ho scritti 33. Ci ho messo quasi un anno a scriverlo, ma è stata un’esperienza davvero bella perché ti metti a nudo, ancora più che con le canzoni. Nelle canzoni esprimi sentimenti in una struttura musicale di scrittura, fatta di rime e vincoli. Con un libro non hai gabbie di sintesi e diventa quasi un lavoro di autoanalisi.
Ringraziamo Marco per questa intervista e non vediamo l’ora di vederlo live! Per citare il suo libro e i suoi simpaticissimi video TikTok, lo salutiamo con affetto e..
Salutaci tuo fratello!