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“Il magistrato ipocrita” di Fabio Pilato | RECENSIONE

I rapporti di potere, quello occulto e pericoloso, sono striscianti. Si manifestano solo a chi ha venduto l’anima al diavolo. Le temibili e strette alleanze hanno sempre un obiettivo comune che poi si ramificano in precisi interessi personali. Si gode di favori, di privilegi, di cariche istituzionali immeritate. In questo quadro ci si sente intoccabili, almeno nelle intenzioni. Nei fatti, invece, si fa di tutto per essere invisibili e apparire puliti. Chi è colluso e connivente con il potere, guasto e guastato da principi fetidi che puzzano di malaffare, si sente forte del nome che porta. Immacolato o macchiato, non ha alcuna importanza. I venerabili del potere losco sono degli insospettabili e qualora ci fosse una qualche diceria sul loro conto, sarebbe nebbia che poi sparisce. Gli avvenimenti si dimenticano in fretta, sovrastati da quelli che vengono subito dopo. Se sono gravi e gravissimi, si insabbiano. Il potere marcio evita gli occhi puntati addosso. Ordisce, indisturbato, la trama di una ragnatela di azioni infide e persino crudeli per sotterrare la verità. Essa è scomoda e sconveniente. Manipolarla diventa un bersaglio di precisione. Scovarla, raccontarla, è un diritto etico e morale di tutti. Stampa e Giustizia devono fare il proprio dovere,  purtroppo questo non sempre accade. Quando la verità mette in pericolo dei tasselli consolidati da legami ben oliati da una fitta rete di connivenza segreta, allora si mette in moto la macchina del fango per screditare gli onesti. I giochi di prestigio nascondono l’indicibile per salvare poltrone e conti correnti. Le menzogne, gli affari loschi, si dirottano così su altri canali e figure. La verità, però, chi ha coraggio e coscienza, la porta a galla pur sapendo del grave pericolo che corre. 

In Il magistrato ipocrita di Fabio Pilato si entra in un sistema di potere basato sulla fedeltà, sull’obbedienza. Uomini abili, influenti, si muovono nei palazzi che contano per aggiustare o archiviare pratiche, procedimenti penali, ed altro ancora. Si estendono, così, i propri tentacoli in ogni ramo della democrazia. Un messaggio anonimo chiuso in una busta gialla è il primo dei tanti inviati ad un giornalista siciliano. Parte un’inchiesta giornalistica e si ricostruiscono i rapporti sommersi tra mafia, magistratura e massoneria. Quello che viene fuori è impressionante. 

Il romanzo è strepitoso. La narrazione è talmente potente nei contenuti e nella prosa che il lettore ne resta colpito. I dialoghi sono efficaci, brillanti, incisivi. La scrittura è di grande impatto, precisa e portentosa. Il thriller d’inchiesta di Fabio Pilato non ti lascia andare neanche quando l’hai finito di leggere. 

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