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“Le parole empatiche” di Mariangela Cutrone  | RECENSIONE

La poesia è una verità segreta, intima. È l’interpretazione dell’anima, la voce del silenzio. I versi servono ad ammorbidire la vita. Le parole sono un impasto di emozioni contrastanti che, sciolte dall’inchiostro, producono energia. La poesia nasce dall’istinto. È grazia. Nella sua bellezza si nasconde il tormento che smuove incertezze e speranze. La paura non è un ostacolo per la poesia. Anzi, è il punto di partenza. Quello in cui ti senti vigile, eppure vorresti farti suono, vento, respiro. Il poeta scende nelle viscere delle parole, le anima, le struttura con ritmo e con musicalità per consegnarle al lettore. I versi sono un’esperienza emotiva e sensoriale perché rappresentano la forza e l’incanto, l’inquietudine e il sogno. Incendiano l’immaginazione, consolano. Quando tutto sembra svanire, la poesia potrebbe portare la febbre della speranza. Eppure, l’opera d’arte letteraria rischia di finire in una zona d’ombra. Non si può conoscere il suo destino. È anche vero che ci si accosta poco alla poesia. Il disinteresse per i versi nasce perché sarebbero considerati complessi, di difficile impatto interpretativo. Richiede tempi ed attenzione per coglierne il significato che si annida dentro ogni singola parola. 

In Le parole empatiche di Mariangela Cutrone vivi i versi quasi fossero fuoco. Sono anima pura, raccontano la fragilità e la forza di non soccombere alle pressioni dell’infelicità che sa come attaccare quando si è deboli e persi. Ci sono tanti inizi nell’esistenza e la quotidianità ne apre molti di più. Saper indirizzare lo sguardo nei punti più chiari è sempre una scoperta oppure una sconfitta. Gli errori servono, ma anche il coraggio e la bellezza per scombinare l’ordine della fantasia. 

Il libro è intimistico. I versi sono delicati, sembrano meringhe tanto sono ben composti e belli.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.