“Io non sono vivo” di Sarah Grisiglione | RECENSIONE
Respiri, eppurev sei ferro. Non esistono più i colori, i sorrisi, i coriandoli lanciati per ispirare la fantasia. Quando finisci nel buio della quotidianità vuol dire che si è spezzato qualcosa dentro, nell’anima. Il malessere nei confronti della vita si impossessa di tutti i muscoli, perfino della volontà. Fai una gran fatica ad andare avanti, respirare ti sembra un miracolo immeritato. Sei ingrato nei riguardi del giorno e te ne fotti. Vorresti altro, silenzio attorno. Vivi senza vivere. Sei incapace di amalgamarti ai giri dell’esistenza, cadi sempre per lo stesso motivo anche nelle diverse circostanze. A volte, ti punisci per questa incompetenza. Sai fin troppo bene, però, da dove esce e perché. Allora, respiri consapevole di essere diventato ferro. Non senti niente, non ti importa nulla di ciò che accade, non riconosci neanche il suono del tuo nome. Puoi chiamarti in ogni modo, non sei vivo per te stesso e non sai neanche cosa sei diventato. Ferro, buio, silenzio, ombra. Polvere, terra secca, questo ti appartiene nell’anima. Nessuno ne conosce la ragione e te ne guardi dal svelarla perché si è insediata nel tuo sangue come se fosse una scoria, una cosa marcia. Respiri e sei ferro.
In Io non sono vivo di Sarah Grisiglione sei alcune esistenze e nessuna di esse. Le ferite che portano un nome, le lacerazioni che tracciano un tempo, lo scuro che si impossessa delle ore, hanno tinte fosche e tali restano sino ai giorni a venire. Quello che resta, poco o troppo, non è mai abbastanza per un’anima debole. Conosci già le risposte dei punti interrogativi che ti riguardano e taci.
Il libro è un componimento di brevissimi racconti. Dietro la sintesi si nasconde l’intensità di pensiero. La prosa è intimistica, semplice.