L’eco del dolore: un viaggio letterario nelle Azzorre di Cecilia M. Giampaoli

Alcune cicatrici resistono al tempo, nonostante il conforto dei ricordi. Il dolore, silenzioso custode del passato, riemerge inaspettatamente, ricomponendo frammenti di parole, immagini e gesti, frammenti di vite spezzate, ormai disperse nell’oblio. La ricerca della pace interiore, specialmente dopo un lutto, conduce lungo un tortuoso sentiero che ripercorre ogni istante di quelle esistenze interrotte. Gli anni possono trascorrere, ma il destino, spesso imperscrutabile, spinge a un’incessante ricerca della verità. L’ansia di comprendere la successione degli eventi, le ipotesi mai confermate, la speranza di scoprire ciò che sfugge alle indagini ufficiali, diventano ossessioni quando una tragedia improvvisa lascia dietro di sé un vuoto incolmabile e un’inchiesta inconcludente. Un manuale per la guarigione interiore sarebbe un bene prezioso, ma la mente è un campo di battaglia tra ricostruzioni veritiere e false. I sorrisi restano soffocati, mentre una melodia di sconfitta domina l’animo. Ci si ritrova prigionieri di un labirinto di domande, dubbi e rimpianti, mentre la voce lacerante del dolore reclama una risposta. È impossibile dimenticare ciò che ci ha ferito più profondamente; il “perché” di tanti “perché” risuona incessantemente nella mente. La guarigione richiede l’attraversamento delle ferite stesse. In “Azzorre” di Cecilia M. Giampaoli, assistiamo a un viaggio alla ricerca della verità e della pace interiore. È l’8 febbraio 1989. Un aereo decolla da Bergamo con 144 passeggeri a bordo. La sua corsa si interrompe contro una montagna delle Azzorre, in una tragedia immane. Venticinque anni dopo, la figlia di una vittima si reca nell’arcipelago portoghese, desiderosa di risposte, di ascoltare nuove testimonianze, di trovare indizi che possano portare alla luce la verità, celata da un’inchiesta fallimentare e da una storia che continua a lasciare profonde ferite aperte. Il romanzo, fedele racconto di una storia vera, si distingue per la precisione e il ritmo narrativo, seppur una certa meticolosità nella ricostruzione cronologica possa a tratti rendere la scrittura leggermente fragile.