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“Matteotti dieci vite” di Vittorio Zincone | RECENSIONE

La vita di alcuni uomini ruota attorno alla politica e al pensiero politico. Ne fanno una fede, una convinzione, una battaglia. La lotta politica smuove le coscienze e forma la personalità di anime votate a migliorare e cambiare, se necessario, l’assetto di un Paese. Non è sempre così. La politica, infatti, ci ha abituati al marcio, all’affarismo becero e sporco, all’arricchimento personale e ai privilegi da mantenere. Mosche bianche quei politici che usano il rigore dell’onestà intellettuale per riformare ciò che è seriamente messo in discussione e che va cambiato. Almeno, in passato è stato così. E alcuni politici, di siffatta natura, hanno pagato a caro prezzo le loro azioni, anche con la vita stessa. Assassinati dal potere forte che tutto vuole e tutto decide, anche chi eliminare definitivamente perché troppo scomodo, troppo pericoloso e troppo d’intralcio per la ragnatela di interessi che la politica allarga su più segmenti del potere. La vita di tutti è una sola, alcuni uomini però ne vivono di più incarnandone diverse per ideali, temperamento, esperienza, obiettivi. In ognuna rimane inalterata la forte personalità primaria che poi si diluisce nelle varie fasce di quelle vite a cui bisogna dare forma sulla base di quei molteplici interessi che richiedono più occhi, più riguardo e più attenzioni.

In Matteotti dieci vite di Vittorio Zincone conosci la vita politica e privata di Giacomo Matteotti. Figlio ricco del poverissimo paese di Fratta Polesine. Matteotti era un socialista riformista, un giurista brillante, un sindacalista energico, un antifascista, un neutralista-pacifista, anti-populista. Fu anche un marito assente, ma molto presente. Il deputato Matteotti viene sequestrato, picchiato, ucciso e abbandonato in un campo a Roma. E’ il 10 giugno 1924. Mussolini è a conoscenza dell’omicidio, informato immediatamente, ma dapprincio finge di non sapere nulla. Poi, il Duce si prende la responsabilità politica di quell’assassinio. Giacomo Matteotti è stato criticato e trattato con diffidenza anche da alcuni colleghi di partito. La stampa lo chiamava “Il socialista impellicciato”. La sua è la storia di un uomo, di un leader politico che ha lottato sino all’ultimo per uno Stato integro e sano.

Il libro è molto interessante. La narrazione è sciolta, lucida. La scrittura, nella sua linearità, lascia una forte presa nelle idee del lettore.    

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.

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