La malinconica promessa di un addio | Riflessioni su “Certe promesse d’amore” di Aldo Zargani

La malinconica promessa di un addio | Riflessioni su “Certe promesse d’amore” di Aldo Zargani

L’ardente desiderio, talvolta, si trasforma in promessa solenne, un voto sacro che lega l’anima all’attesa. Questi impegni si rinnovano nella mente, ordinando le emozioni che suscitano. Mantenerli incondizionatamente dimostra una forza interiore notevole. Una promessa d’amore, soprattutto, va oltre la fiducia in se stessi: è una speranza tangibile, un respiro vicino. Nell’oscurità, custodire una promessa, anche nel silenzio interiore, restituisce un barlume di luce, una guida nel cammino. Certo, eventi imprevisti possono far vacillare l’impegno del “per sempre”, lasciando un senso di incompletezza che permane, nonostante il trascorrere del tempo. Le promesse, in definitiva, pesano come una pausa, per poi acquistare, a cose fatte, un dolce profumo di pace. “Certe promesse d’amore” di Aldo Zargani culmina in una lettera di addio, scritta da Dlilah, una giovane ebrea triestina, che pone fine alla sua relazione con Aldo, anch’egli ebreo. Il dopoguerra apre nuove possibilità ad Aldo, donandogli una visione più serena degli amori passati. L’estate triestina, trascorsa tra relax, campeggi, effusioni e discussioni nella casa della sua amata, lo vede confrontarsi con il padre di Dlilah, un medico ungherese naturalizzato triestino, scettico nei confronti del sionismo. Il romanzo è intriso di malinconia; la narrazione, a tratti lirica, si distingue per una scrittura ricca, delicata e al contempo passionale.