Max Del Buono: Un’icona di RDS e la sua filosofia di vita

Appassionato di cucina, ammiratore delle feline e interprete di stravaganti cover di successi internazionali, Max Del Buono è un uomo che si nutre di musica, entusiasmo e stimoli. In questa intervista esclusiva, il primo speaker di RDS a cui abbiamo rivolto le nostre domande, ci svela i segreti del suo successo.
Iniziamo chiedendoti cosa hai contribuito a RDS e viceversa, cosa hai ricevuto in cambio? L’opportunità di approdare a un’ammiraglia come RDS, dopo anni trascorsi in realtà più piccole, è stata una vera e propria boccata d’ossigeno, soprattutto perché inaspettata! Credo di aver portato con me la consapevolezza maturata in oltre vent’anni di radio, unito a un approccio “rock” in un ambiente forse un po’ formale. RDS, a sua volta, mi ha insegnato la preziosa arte della sintesi: esprimere concetti in pochi secondi, con parole misurate, come in una poesia o in un brano musicale. L’essenziale è non perdere mai di vista la propria individualità, il talento e la creatività.
Essendo salentino, come me, ti sei confrontato con la mancanza del mare all’orizzonte. Dopo Roma e Milano, ti sei mai chiesto cosa saresti disposto a sacrificare per ritrovare l’atmosfera di casa? Ho vissuto a lungo nel Salento e posso tornarci quando lo desidero. La mia vita al Nord non mi pesa affatto; non rinuncerei a nulla, perché apprezzo il flusso della vita. Le opportunità si presentano, non si cercano. Basta aprirsi al mondo con mente e occhi aperti. Anche un semplice canale d’acqua sa regalare momenti di serenità.
Gli stimoli sono fondamentali per alimentare la passione. Il cambiamento da Roma a Milano ha riacceso quella scintilla? Roma è meravigliosa, ma dopo quasi cinque anni, cominciavo a sentirmi un po’ “ingessato”. Milano, invece, è una città più cosmopolita, dinamica, con più opportunità. Ora ci torno solo come turista, così ogni volta è come la prima!
Oltre alla radio, come trascorri le tue giornate? Da qualche mese collaboro con l’Università Bicocca di Milano come formatore radiofonico. Trasmettere la mia esperienza alle nuove generazioni è estremamente gratificante. Nel tempo libero, amo passeggiare, visitare mercati vintage (adoro quello dei Navigli!), musei e concerti rock. E poi, ci sono i momenti di relax sul divano, a twittare commenti ironici sui programmi televisivi.
RDS ha un’identità consolidata, incentrata sulla musica. Questo approccio, pur garantendo ottimi ascolti, potrebbe limitare la visibilità degli speaker. Come emerge la propria personalità senza compromettere la linea editoriale? È una sfida complessa. L’importante è essere se stessi, esprimendo la propria individualità attraverso sfumature sottili. In un contesto strutturato, è difficile distinguersi, ma l’essenziale è sentirsi a proprio agio e sfruttare ogni opportunità.
Nella tua biografia su RDS ti descrivi come una persona con delle insicurezze. Ti hanno mai frenato oppure ti hanno protetto da scelte sbagliate? Sono abituato a convivere con paure e insicurezze. Ho imparato ad accettarle. Le mie insicurezze mi hanno sia limitato che salvato, inconsapevolmente.
Ci sono speaker che fanno televisione e personaggi televisivi che fanno radio. Chi secondo te ha più successo? Nell’era dei social media, tutti possono sentirsi famosi. Credo che il ruolo tradizionale dello speaker stia scomparendo. Chi sa comunicare efficacemente, avere idee interessanti e parlare bene, può avere successo sia in radio che in televisione. Le radio che puntano sui personaggi televisivi possono avere successo, a patto di fare scelte azzeccate.
Qual è stata la situazione più surreale che hai vissuto in diretta? Anni ’90, Radio Reporter a Gallipoli. Un collega, Ivan Bonetti, durante la rubrica della posta, non trovando lettere interessanti, ne scrisse una di suo pugno. Cominciò a leggerla in diretta e si commosse così tanto da interrompersi più volte. Io ero lì di fronte e ho riso per una settimana. Momenti indimenticabili.
Se dovessi cambiare lavoro, cosa faresti? Carrozziere. Da bambino smontavo e rimontavo modellini, da ragazzo ho lavorato in carrozzeria e mi piace ancora osservare il lavoro dei meccanici.
Tra le tue passioni ci sono la cucina e i gatti. Nella tua giornata ideale, che posto occupano? Bùgia, la mia gatta, è al primo posto! Amo cucinare, soprattutto primi piatti della cucina romana, e ultimamente ho imparato a fare la pizza. Sul podio ci sono anche l’elettronica, lo shopping e la musica rock.
Se fossi direttore artistico per un giorno, quale programma metteresti in onda? Un piccolo live con artisti indipendenti, come ai vecchi tempi nelle radio private. In coppia con il mio amico Valerio Scarponi, un ragazzo pieno di energia e idee brillanti.
Cosa rispondi a chi ti chiede “E poi cosa fai?” dopo che hai detto di fare lo speaker? Mi ricorda mia madre al mare: mi presentava come “lo speaker” e le amiche rispondevano: “Questi ragazzi dovrebbero trovarsi un lavoro!”. Io restavo zitto.