La solitudine: un rifugio per l’anima?

L’essere umano, pur intrinsecamente sociale, talvolta ricerca l’isolamento. Fin da piccolo, mi sentivo diverso, una sensazione che mi ha accompagnato nel tempo, facendomi comprendere la solitudine, non solo come esperienza personale, ma anche come un’emozione percepibile negli altri, celata persino dietro un sorriso apparentemente positivo. Questa spiccata sensibilità, che ho sempre coltivato, è diventata una mia risorsa, permettendomi di migliorare me stesso e di contribuire alla società. Questo impegno non mi rende superiore, ma mi dona benessere e mi consente relazioni autentiche, nonostante la persistente sensazione di diversità e solitudine. La scelta di isolarsi può essere un percorso terapeutico, utile per ritrovare se stessi; al contrario, può nascondere una depressione, se non riconosciuta e affrontata. Combattere la solitudine non significa ostentazione o arroganza, ma autentica comunicazione. Negare il bisogno di interazione, infatti, aggrava il senso di isolamento. Nella vita quotidiana, spesso ci percepiamo come esseri sociali, ma in realtà la nostra socialità è superficiale. Connessi tramite i dispositivi elettronici, ostentiamo una fittizia socialità online, ma la realtà è che una semplice collisione può scatenare aggressività invece di dialogo. I social media sono un esempio calzante: cerchiamo approvazione tramite like, ma rifiutiamo opinioni divergenti. Ci sentiamo soli, desideriamo l’isolamento, anche immersi in una folla, percependo qualsiasi parola come una minaccia. La condivisione di spazi pubblici non implica condivisione emotiva: siamo distratti, chiusi in noi stessi, incapaci di stabilire contatti genuini. Anche se la solitudine ci affligge, ci allontaniamo dall’unica cura possibile. Invece di alimentare le nostre emozioni con amore e passione, scegliamo l’orgogliosa libertà e la disperazione, gli unici elementi che, paradossalmente, ci fanno sentire parte di un gruppo, mitigando il senso di isolamento.