Un’eredità di carta: riflessioni su “La libreria del tempo andato” di Amy Meyerson

Un’eredità di carta: riflessioni su “La libreria del tempo andato” di Amy Meyerson

Perdersi tra gli scaffali di una libreria è ritrovare se stessi, un’esperienza capace di far trascorrere ore senza che il tempo scorra mai davvero. Ci si sente minuscoli di fronte alla grandezza di menti straordinarie, autori che hanno saputo plasmare storie immortali, alcune delle quali hanno segnato profondamente la storia della letteratura. In questo luogo sacro, si impara più di quanto nessun altro insegnamento possa mai rivelare, persino più della vita stessa con la sua cruda lezione di esperienza. Le librerie sono un tesoro di narrazioni, un rifugio spontaneo, un abbraccio silenzioso che avvolge e conforta. Sono anche un palcoscenico su cui risuonano infinite voci, sostituendo quella che spesso tace di fronte alla bellezza. I libri, con i loro titoli accattivanti e le copertine ammalianti, ci chiamano a sé, e noi, lettori, non riusciamo a resistere. Il desiderio di possederli tutti, di portarli a casa, è irresistibile. Le librerie sono un universo popolato da amici e stelle luminose. Leggendo, stringiamo amicizia con i personaggi delle storie e, idealmente, con i loro creatori. Le pagine lette diventano stelle che guidano i nostri sogni, rischiarando le ore notturne. Nel romanzo “La libreria del tempo andato” di Amy Meyerson, si respira l’aroma inconfondibile della carta stampata, in una libreria lasciata in eredità a Miranda, una bambina cresciuta tra i libri, partecipando a emozionanti cacce al tesoro letterarie organizzate dallo zio Billy. Un giorno, però, Miranda si trova di fronte a una scelta cruciale, all’ultima caccia al tesoro che rivelerà il suo passato e le consegnerà la verità. La libreria, così, diventa la sua casa, il suo destino, la fonte della sua felicità, il custode dei ricordi fondamentali per la sua crescita e per il suo futuro. Purtroppo, il romanzo si rivela deludente e ripetitivo. La trama procede a rilento, priva di tensione narrativa, e le emozioni descritte risultano piuttosto evanescenti.