“Respiro di Verità” di Pasquale Listone: Un’analisi

Le parole, talvolta, colmano i vuoti, donando voce a pensieri vaghi, un modo per ingannare il tempo e la goffaggine del silenzio, per ricucire lacerazioni. Ma questo non è vero dialogo. È un gettare parole a caso, senza aspettarsi nulla in cambio. La vera comunicazione è ben diversa, più profonda; in certi momenti, le parole diventano superflue, sostituite dal silenzio e dallo sguardo che si incontrano, capaci di trasmettere più di mille frasi. In quei momenti, si percepisce molto di più, liberi dalle distorsioni, mentre lo sguardo riporta alla realtà, cancellando le interpretazioni. Gli occhi non mentono, rivelano la verità, anche quando è celata con cura. Guardarsi e parlarsi è essenziale, ma richiede coraggio. La superficialità è bandita da chi desidera ascoltare il silenzio. Non ci si sente traditi, giudicati. Si è tutte le parole ignorate, abbandonate, dimenticate; si è anche quell’onestà e coerenza verso ciò che resta inespresso. Ascoltarsi significa immergersi nei pensieri di chi porta le stagioni negli occhi. In “Respiro di Verità” di Pasquale Listone, incontriamo i silenzi eretti dai protagonisti come muri difensivi, contro qualcosa che nemmeno loro comprendono appieno. Il silenzio può rappresentare molte cose, la risposta a diverse situazioni, una via di fuga, soprattutto in caso di incertezza. Tuttavia, arriva un momento in cui al silenzio bisogna aggiungere le parole per sentirsi meglio, per riordinare un’esistenza vissuta alla cieca. Serve aria nuova, respiro di vita, una ventata di freschezza per affrontare strade sconosciute ed emozioni autentiche. I protagonisti del libro, tra silenzi, sguardi, parole e ferite, imparano questo sulla loro pelle. La prosa è limpida, la narrazione scorre senza intoppi e stimola la riflessione. Gli occhi dei personaggi si connettono con quelli del lettore, invitandolo a confidarsi.

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