La Verità Ferisce: il Tapiro di Striscia la Notizia e la Questione della Violenza Mediatica

Riflettendo sulle recenti vicende autunnali, mi è balenata una considerazione ovvia: la debolezza fatale del carnefice risiede nella sua dipendenza dalle vittime. Questo assunto, normalmente banale, acquista una nuova dimensione se si identifica il carnefice più temibile nella “verità” stessa. Molti, temendone il potere, preferiscono la menzogna. Questa triste realtà permea ogni ambito, come dimostrato da recenti puntate di “Striscia la Notizia”. Due servizi, in particolare, hanno mostrato il volto più spietato della televisione italiana. Il programma di Antonio Ricci, con la sua ormai discutibile satira, ha offerto al pubblico uno spettacolo vergognoso, addirittura raddoppiando la dose. Valerio Staffelli ha consegnato due tapiri: uno ad Ambra Angiolini, alle prese con una separazione e presunte infedeltà, e l’altro a Francesco Facchinetti, dopo l’aggressione subita da Conor McGregor. Non è tanto l’oggetto in sé, quanto l’esposizione pubblica ingiusta di persone vulnerabili. La satira, un tempo strumento di critica sociale intelligente, oggi sembra ridotta a banale derisione, priva di qualsiasi intento costruttivo. Canzonare una donna nel dolore non è divertente, né intelligente. I servizi, trasmessi a milioni di spettatori, sono stati profondamente imbarazzanti. Mi chiedo se “Striscia la Notizia” riservi un tapiro anche alle vittime dell’Olocausto, perché qui non c’è ironia, solo gratuita violenza mediatica. La stessa Vanessa Incontrada, invece di partecipare alle gag, avrebbe dovuto prendere posizione. Dov’è quell’orgoglio femminile ostentato nella sua copertina di “Vanity Fair”? Alcuni non chiederanno mai scusa, altri non cambieranno mai, forse perché hanno distorto la realtà fino a considerarsi vittime.

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