Un legame indissolubile: analisi di “La casa delle sette sorelle” di Elle Eggels

La famiglia: un vincolo potente, capace di unire profondamente o di allontanare irrimediabilmente. In essa risiede tutto, anche il vuoto. I silenzi, a volte più eloquenti delle parole, rivelano verità inconfutabili. Questo legame, eterno per alcuni, viene spezzato da altri senza esitazione, creando un’incolmabile frattura. Le famiglie più solide, invece, si basano su una profonda comprensione reciproca. I sentimenti, palpabili e intensi, sono il collante che le tiene unite. Essi plasmano la personalità di ogni membro, influenzando le scelte di vita. Spesso, per preservare l’equilibrio familiare, si sacrificano i propri sogni, rinunciando a ciò che si desidera ardentemente, per evitare di turbare la fragile armonia del nucleo familiare. In “La casa delle sette sorelle” di Elle Eggels, assistiamo alla storia di un gruppo di donne costrette a reprimere le proprie ambizioni per affrontare insieme le avversità. Queste sette sorelle, orfane di madre fin dall’infanzia e abbandonate dal padre, hanno lottato per sopravvivere, affrontando le difficoltà della vita senza alcuna concessione. Nessuna di loro ha raggiunto appieno il proprio potenziale, ma si sono reciprocamente sostenute, protette e incoraggiate, soprattutto grazie alla maggiore, Martha, che ha assunto il ruolo materno per tutte, eccetto per la figlia Emma. Emma, crescendo, ha assorbito aspetti caratteriali da ciascuna zia, poiché la madre, impegnata nel duro lavoro di fornaia, ha dovuto delegare alle sorelle l’educazione della figlia. La piccola Emma, precocemente introdotta al lavoro, si è trovata a gestire pesanti responsabilità, compensata dall’affetto e dal sostegno delle zie e della nonna. La narrazione, emotivamente coinvolgente, si distingue per una prosa delicata e suggestiva. Il lettore condivide le sofferenze, il coraggio, la vulnerabilità, la generosità e l’inventiva delle sette sorelle, donne forti e resilienti, segnate da un destino avverso.

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