Oscar Wilde, acuto osservatore della natura umana, affermò che la morte e la volgarità sfuggivano alla comprensione del XIX secolo. Due secoli dopo, la sua analisi appare profetica: mentre l’enigma della morte persiste, la volgarità si è insidiata nella quotidianità, diventando quasi la norma. L’ultima dimostrazione di questo fenomeno arriva da un acceso scontro televisivo tra Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini. Durante una puntata del Maurizio Costanzo Show, lo scambio verbale tra i due, costellato di insulti e aggressioni verbali, è degenerato in un alterco fisico. Mughini, esasperato dalle intemperanze di Sgarbi, lo ha strattonato, scatenando una scena di disordine che ha eclissato qualsiasi discussione di merito. L’episodio, sebbene sconcertante, non rappresenta un’eccezione nel panorama mediatico italiano. A dispetto del cattivo esempio e della mancanza di rispetto dimostrate, entrambi i personaggi pubblici coinvolti sono rimasti impuniti, continuando a godere di visibilità in televisione. La recente ondata di commenti offensivi di Sgarbi diretti a Chiara Ferragni e Fedez, che ha visto la Ferragni definita con un termine volgare e Fedez descritto come un “mezzo marito”, conferma questa tendenza preoccupante. La mancanza di conseguenze per comportamenti di questo tipo solleva interrogativi sulla responsabilità dei media e sulla necessità di promuovere un dibattito pubblico più civile e rispettoso. La tolleranza verso la volgarità, sia verbale che fisica, non solo normalizza comportamenti inaccettabili, ma alimenta un clima di aggressività che mina la coesione sociale. È indispensabile ribadire che la violenza, in tutte le sue forme, è inaccettabile e va condannata con fermezza. Il futuro, se permeato da questa mancanza di rispetto, prospetta un quadro inquietante.
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